EUROPA IN PERICOLO, ARRIVANO I NOSTRI: STAVOLTA SONO CINESI

I tempi cambiano e noi con essi: così si esprimeva quella buonalana di Talleyrand, giustificando le sue infinite capriole, al servizio di questo o di quel potente, a seconda dei vari ribaltamenti di fronte della politica francese. I tempi cambiano e può darsi che il babau di una volta si trasformi del gigante buono. Così, perlomeno, pare essere accaduto per la Cina: immenso impero, da sempre piuttosto misterioso per noi occidentali.

Dopo la seconda guerra mondiale e la rivoluzione di Mao, la Cina divenne il motore immobile di un mucchio di guerre nel sud-est asiatico: dalla Corea alla Cambogia e dal Vietnam al Laos. Era lì, enorme, sovrappopolata e imperscrutabile, ad alimentare quel comunismo dalle sfumature buddiste che, dalle nostre parti, prese il nome di maoismo. E maoisti i giovanoidi di buona famiglia che gli andavano dietro. Poi, venne la diplomazia del pingpong, con gli emuli di Forrest Gump a scambiare schiacciate e smorzate coi giocatori dagli occhi a mandorla, che impugnavano le loro racchette alla rovescia, giusto per alimentare una certa mitologia esotica. Mao schiattò, Den pure e, dopo una serie di rivoluzioni culturali, più o meno comprensibili, siamo arrivati all’oggi.

E, oggi, questa Cina di cui non si capisce ancora nulla, si offre di fornire soldati alla forza internazionale di pace da spedire in Ucraina. Prendendoci, va detto, di nuovo in contropiede.

Ma come? I nostri analisti, espertoni, militarsoldati arguti e perfino la Picierno (no, dico, la Picierno!), avevano capito che il problemone dei problemoni era allontanare Putin dall’alleato cinese, nelle cui braccia l’ha proiettato l’Europa, e questi, adesso, ci dicono che sono disposti a far parte delle forze di peacekeeping da mettere tra Russi e Ucraini? E le trame diplomatiche? E i sottintesi, le gherminelle, gli accordi segreti, gli svarioni dell’UE? Macchè: i Cinesi sono buonissimi e ci vogliono aiutare a salvare il mondo. Va da sé che, in questo contesto, nella percezione dell’uomo della strada, i cattivi adesso siano gli Americani: anzi, Trump, che pare essere diventato il villain perfetto di questa narrazione.

Qualcosa resta da dire sulle forze armate cinesi: i cinesi ci sono sempre apparsi come dei bonaccioni, aliter dei fessi, da questo punto di vista. All’inizio del ‘900, gliele abbiamo suonate con quattro gatti di truppe occidentali, durante la rivolta dei boxer, e ci siamo presi ognuno la propria fetta di torta. I Giapponesi, che, per inciso, i Cinesi chiamano “nani marroni”, tanto per dire l’affetto che lega i due popoli, hanno massacrato e dominato la popolazione cinese, prendendosi la Manciuria e dimostrando una superiorità militare spaventosa. Così, noi, oggi, siamo portati a pensare che, se i Giapponesi hanno a più riprese stangato la Cina e gli USA hanno clamorosamente stangato i Giapponesi, l’Occidente non abbia nulla da temere da queste alacri formichine gialle. Invece, purtroppo, non è così: la Cina è armata piuttosto bene e non conta solo sul numero, avendo copiato, oltre alle automobili, anche carri armati e portaerei occidentali. I Cinesi, semplicemente, non hanno fretta.

E questo può essere scambiato per ignavia o pigrizia, ma non è così: loro fanno i propri conti sulla lunga distanza. Hanno una storia millenaria e non se lo sono dimenticato: si preparano con calma. Comprano, un pezzettino alla volta, l’Africa, per esempio, e nessuno di noi si preoccupa o ci trova da ridire. Fanno credere di volersi alleare con questo o con quello, ma poi fanno sempre di testa loro: mediano, discutono, organizzano, ma zitti zitti. E noi sbraitiamo, sudiamo, ci accapigliamo, senza cavare un ragno dal buco.

Credo che, adesso, sia venuto il loro momento: prima, erano solo tanti. Oggi, sono anche ricchi e potenti. E potrebbero sommergerci. Magari cominciando a mettere un piede in Europa, con la scusa delle forze di pace: e, intanto, studiarci, misurarci. Non hanno bisogno di guerre o di rivoluzioni: quelli sono strumenti obsoleti. Si possono limitare ad utilizzare contro l’occidente la belluria degli occidentali, la loro arroganza, quel senso mai domo di superiorità che l’Occidente nutre verso il resto del mondo. In altre parole, percorrere la “via della cedevolezza”. Che in giapponese si dice: “Ju-do”. E che i Cinesi conoscono benissimo.Pubblicità

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