Un bel tipino, che diffondeva i suoi mantra attraverso il TikTok cinese, che si è rivelato essere la sua Waterloo. Una marea di proteste da 150 milioni di visualizzazioni l’ha messa in croce. Lei si è scusata, ma non è bastato a evitarle di perdere il posto di lavoro. Non si capisce ancora se per vera convinzione della dirigenza o per pressione mediatica.
Non mi stupisce affatto una notizia del genere. Perché ritengo che la Cina, nonostante la sua propaganda estera e la sua (ex) tumultuosa e invidiabile crescita economica, rimanga pur sempre un paese autoritario, che sta facendo di tutto per porsi al centro dello scenario globale, come una locomotiva economica virtuosa da imitare. Non è certo un modello di democrazia e di apertura al dibattito: i due casi più eclatanti degli ultimi anni sono come hanno trattato il tema Covid (dallo zero notizie al famigerato zero Covid finale) e come stanno impostando adesso le manovre sul caso Taiwan. Per non parlare della folta lista di dissidenti costretti al silenzio o all’esilio. Fino a particolari curiosi ma non banali come aver deciso che la differenza con l’ora ufficiale di Greenwich sia di +8 ore, quando si sa che la Cina ha una dimensione tale per cui ci starebbero comode ben 5 ore di differenza tra ovest ed est. Una scelta imposta d’ufficio dal governo, fuori dal contesto mondiale, che fa capire che così si mistifica la realtà geografica e temporale pur di ottenere delle efficienze interne.
In un contesto così, si capisce che la corsa sfrenata in tutti i campi per primeggiare può tranquillamente calpestare le esigenze ambientali dello sviluppo, può ignorare il rispetto dei diritti umani e può privilegiare la produttività erga omnes, costi quel che costi. E’ una perenne rincorsa a chiudere la distanza con le economie occidentali, riuscendo a volte già a scavalcarle. Ma svariati decenni di conquiste sociali, che nelle democrazie hanno cercato di accompagnare quelle economiche, non si possono colmare senza sacrifici. Il caso della giovane dirigente è da collocare in un ambito in cui il culto del Dragone prevale su ogni cosa. Sono sicuro che lei non si è intimamente pentita di ciò che ha fatto, anzi, si sentirà orgogliosa di aver spinto la sua azienda a superare i propri limiti.
Non è affatto un caso che da quelle parti abbiano inventato il cosiddetto “996”, il numero che significa dalle 9 del mattino alle 9 di sera per 6 giorni alla settimana. Pratica manageriale supportata anche dal mago Jack Ma, fondatore di Alibaba e misteriosamente scomparso dalle scene, che vedeva questo metodo come il segreto per avvicinare i colossi americani dell’online.
Cose degli anni ’80 per noi occidentali e italiani, tipiche della Milano da bere e dintorni. Oggi abbiamo da sviluppare, per fortuna, lo smart working, la diversità & l’inclusione, il pianeta da salvaguardare e altri obiettivi, molto più attuali ed evoluti della competitività-efficienza allo stato brado.
Amici cinesi seguaci di Qu Jing: la vita è una ruota che gira, magari prima o poi imparerete ad ascoltare non solo ciò che accade nel mondo, ma anche a dar retta qualche volta al miliardo e quattrocento milioni di vostri concittadini, gli stessi che si sono ribellati alla manager brutale.
Concordo in pieno in uno stato che si dichiara comunista (sig) l’etica negli affari è bandita