di TONY DAMASCELLI – Ma che anno è mai questo? Si sta portando via troppe figurine del nostro album, e Mura e Rialti e Pansa e Bernardi e Ferretti e Michel Hidalgo e Robert Herbin. E adesso Gigi, Gigi Simoni, quello che, in cinquant’anni di frequentazione, non ho mai visto spettinato, ma che era pettinato anche nelle parole, nel tono di voce, nel vivere, a parte quel momento sulfureo, di ribellione, dopo che lo juventino aveva fermato il Fenomeno in piena area di rigore e l’arbitro se ne era in-fischiato, proprio fu il caso, dunque il Gigi non ci aveva visto più, correndo in campo, come era solito fare da ala destra, quando giocava a football.
Non è stato un campione nel genere dribbling e cross, lo avevano spedito dal Torino alla Juventus come rimedio al blocco della cessione di un altro Gigi, suo sodale in granata, Meroni intendo, lui sì scarmigliato e ribelle, per il quale il popolo torinista era sceso in piazza e gli operai in Fiat avevano urlato contro “rìsula”, nel senso dei riccioli, cioè Agnelli Gianni, l’Avvocato colpevole dello scippo, sventato.
Dicono che Simoni Luigi fosse un gentiluomo di altri tempi. Non è affatto vero. Gigi è stato un gentiluomo di questi tempi, astuti, furbastri e lerci in molti casi. Al punto che, nel momento stesso in cui i suoi colleghi gli consegnavano il massimo riconoscimento della categoria, la Panchina d’oro, una telefonata di Sandro Mazzola lo informava del licenziamento, Moratti aveva assunto quella volpe di Mircea Lucescu, dunque per Gigi, che aveva appena battuto, cinque giorni prima, 3 a 1, il Real Madrid, non c’era più spazio ad Appiano Gentile.
Onesto, nei modi e nel dire, Simoni non è stato uno spacciatore di football, non ha fatto docenza, ha spiegato il gioco senza ritenersi depositario di chissà quale verità tattica o tecnica, come accade, invece, a certi suoi soci di panchina, pusher del nulla.
A parte l’esperienza bella, la coppa Uefa conquistata con l’Inter, non ha avuto altri tappeti rossi, d’accordo Napoli, Lazio, Genoa, ma ritengo che abbia concluso in credito la sua carriera, scegliendo teatri di periferia, evitando tribune televisive e simili.
Gli devo un’amicizia silenziosa, di grande rispetto e di sincera ammirazione. La commozione dalla quale molti sono stati presi durerà lo spazio di un breve pensiero, come è accaduto con gli altri che se ne sono andati. E’, questo, il virus peggiore.
Gigi Simoni , Un Galantuomo.
Una bella persona in tempi in cui già è difficile comportarsi , e non solo essere, come un uomo .
Il termine , si dirà, è obsoleto , e fuori moda.
Chissenefrega.
Lo ricordo così, e tanto mi basta.
Che il buon Dio l’abbia in gloria.
Fiorenzo Alessi