ELOGIO DELLA STUPIDITA’

di MARCO CIMMINO – Ieri sera, sono andato a dormire con una specie di peso sullo stomaco. Ero avvilito dall’episodio della ragazza sbranata dai cani e dall’evidente inconcludenza delle mie geremiadi giornalistiche sullo stato in cui versa l’Italia. Probabilmente, a questa depressione, diciamo così, pubblica, era andato aggiungendosi anche un malessere di carattere privato: la sensazione che, dopo tanti anni passati a tirare la carretta, la mia stessa esistenza si fosse impantanata in un malessere senza vie d’uscita. Insomma, ero proprio un po’ giù di corda.

Stamattina, però, miracolosamente, tutto è cambiato. Non so dirvi in virtù di quale misteriosa alchimia – forse, semplicemente, perché un asino più che tanto non può portare – mi è giunta l’illuminazione e, da quel momento, le nuvole si sono aperte e il sole è tornato a risplendere su Pinzolo e sulla mia esistenza.

Ho capito che la soluzione per tanti problemi, per tanti angosciosi dissidi, per tanta malinconia di fronte alle mille ingiustizie della vita, è, in realtà, semplicissima. Basta diventare stupidi: essere stupido ti preserva da tutti i mali! Lo stupido sorride sempre: magari non capirà quello che gli stai dicendo, però lui sorride, indefettibilmente.

Essere stupidi o, perlomeno, fingere e fingersi di esserlo, è la salvezza: è il solvente magico che trasforma i tuoi grigi in tenui colori pastello, azzurri e rosa. Se sei stupido, non capisci che il tuo universo va a rotoli: guardi le tracce dell’estrema decadenza culturale, sociale, antropologica, e sorridi. Non ci vedi la fine di una civiltà, ma solo delle cose buffe da guardare, come si osserva il volo sbilenco di un moscone. Ascolti le chiacchiere televisive e, finalmente, le capisci: essere stupido ti permette di decifrarle e non le giudichi più. Ti limiti a goderne, come si gode del chiasso delle rondini.

Così, non ti accorgi se tua moglie ti tradisce, se il tuo amministratore ti imbroglia: guardi trasognato le cartebolle, come guarderesti un nuovo gioco di società, di cui ancora non hai capito le regole. La stupidità ti salva: ti libera, improvvisamente, da tutte le opprimenti responsabilità, da quel tuo essere ingranaggio di mille traffici, di mille trame, di cui, d’un tratto, non t’importa più nulla.

Il futuro, o perlomeno questo futuro, è degli stupidi: secoli fa, qualcuno postulò l’elogio della pazzia. Ecco, di questi tempi, la pazzia sarebbe comunque impegnativa: verresti, magari, scambiato per geniale e si aspetterebbero da te gesti clamorosi, tatuaggi e spillette, rivolte alternative. Da stupido, invece, tutto questo ti viene risparmiato. Mio marito? Non preoccuparti: è stupido. Il professore? Non ci darà problemi: è del tutto stupido. Ma non reagirà male a quest’altra carognata? Macchè: è stupido e non se ne accorgerà neppure. Vedete bene che, a un tratto, ci si ritrova salvi: immuni dalla crudeltà della gente e delle cose.

Questa è la soluzione. Mi domandavo angosciato, davanti a una cara ragazza sbranata dai cani pastore, che razza di Paese sia il mio Paese: adesso che mi sono ritrovato stupido, non me lo chiedo più, perché non gli appartengo. Uno stupido è apolide e vive felice in una sorta di limbo che assomiglia molto all’”Isola che non c’è” di Peter Pan. E’ fuori della vostra portata: non gli potete fare più nulla. Potete rubare, tradire, ammazzare, ingannare: lui è lontano, perso in pensieri senza capo né coda, liberi come una farfalla. E’ il sapere, comprendere, percepire, che ci avvelena. Lo stupido vive così, semplicemente. E’ un San Francesco privo di Dio. Ma privo anche di Satana.

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