ELIO E LE STORIE MOLTO TESE DELL’AUTISMO IN FAMIGLIA

Elio non fa mai sul serio, scherza sempre, o quasi. Di sicuro non scherza quando si parla di autismo, non scherza e non le manda a dire anche perché lui l’autismo ce l’ha in casa, sotto forma di figlio che si chiama Dante. Belisario il cognome, ma come dice Dante stesso, questo a nessuno interessa.

Elio non le ha mai mandate a dire ed è sempre in prima linea quando si parla di autismo e io gli voglio bene anche per questo, oltre al fatto di aver scritto e interpretato pezzi memorabili, primo fa tutti il “Pippero”, capolavoro assoluto della demenza geniale, nobilitato dalla presenza del coro delle Voci Bulgare e da un video che andrebbe visionato ogni mattina al risveglio.

Ma a capo. Io cito il Pippero, mentre (o quasi) Dante Belisario, figlio di Elio, sale sul palco, a Bergamo, in occasione del Concertozzo antisfiga di Elio e le Storie Tese, chiede rispetto per tutte le persone autistiche, dice di essere fiero d’essere autistico e sancisce quello che a tutti appare sempre più chiaro e incontestabile: “La terra dei cachi è la terra dei cachi.”

Dante cita un altro dei pezzi memorabili della casa, “La terra dei cachi”, e se qualcuno non avesse voglia di rileggersi il testo poco male. Basta che ognuno di noi si metta allo specchio e non potrà non scorgere l’Italia dei cachi, il Paese opportunista, bello fuori e a volte marcio dentro, capace di volare con leggiadria e contemporaneamente di sbracare in modo imperdonabile.

Da autistico, Dante ha più di un motivo di evocare le bassezze della terra dei cachi, con quanta consapevolezza non so dire, ma poco importa. Una cosa lapalissiana, ma che sfugge poi la pratica quotidiana, di sicuro la insegna il figlio di Elio: se vuoi sapere di autismo, chiedi a uno del settore e possibilmente chiedi a un autistico. Perché più del settore di così non si può.

Poi è vero, mica tutti gli autistici favellano spigliati, ironici e sarcastici, ma ci sono mille e un modo di chiedere le cose, non solo a parole. Anche qui, basterebbe chiedere a uno del settore, se non autistico uno che è rispettato e ha conquistato la loro fiducia.

Quello che le istituzioni spesso non fanno è proprio questo, non ascoltano, non chiedono, in sostanza sbagliano settore. Elio s’inalbera per questo e per altro ed è uno dei motivi per cui io gli voglio bene, non solo per il Pippero.

Molte persone autistiche, molte famiglie avranno poi da ridire sul fatto di andare fieri del proprio autismo, e io sto anche con loro, forse ancora di più in realtà. Perché nella maggioranza dei casi c’è poco da andare fieri, a meno che notti insonni e vite disperate siano motivi per esserlo, ma non ne ha colpa Elio e non ne ha colpa Dante, loro riescono anzi a dare uno scossone e una cassa di risonanza importante a una causa che tutti sembrano conoscere, ma che nessuno sembra comprendere.

Poi anche il timbro è importante, certo, “più umano, più vero”. Grazie Dante.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *