E’ UNA SERIE B MONDIALE, MA FA PIU’ LA GAVETTA DEL TROFEO

Fabio Grosso, Pippo Inzaghi, Alberto Gilardino. Primo, secondo e terzo. Campioni del mondo in testa nel campionato italiano di serie B, alla guida di Frosinone, Reggina e Genoa.

Suggestivo, romantico e non del tutto casuale. Forse. Perché in effetti Frosinone e Reggina non partivano proprio con i favori del pronostico, alla vigilia della stagione, e invece sono in fuga, macinando numeri record: i ciociari vincono sempre in casa e non prendono mai gol, il calabresi invece sono un rullo compressore in trasferta. Adesso le due lepri hanno 9 e 6 punti di vantaggio sulla quarta (il Bari, altra sorpresa), mentre il Gila ha rilanciato l’asfittico Genoa – partito eccome con i crismi della dominatrice, ma discontinuo e poco convincente – in scia delle prime della classe.

Ma se poi andiamo a scartabellare bene, di casuale fino a questo momento c’è poco nel lavoro dei tre allenatori che vissero il trionfo azzurro del 2006 in Germania. Fabio Grosso, terzino tutt’altro che indimenticabile nella sua carriera di club divisa tra Perugia, Palermo, Inter, Lione e Juventus, non era partito bene nemmeno come allenatore: un buon 6o posto in B con il Bari e playoff perduti col Cittadella, poi però un esonero dietro l’altro a Verona, Brescia e Sion dove aveva ottenuto risultati davvero modesti. Poi, la svolta, il fine-gavetta. Nel marzo del 2021 subentra a un’altra icona del passato, Alessandro Nesta, sulla panchina frusinate, e da allora è un crescendo rossininiano: salva i gailloblù dalla retrocessione, l’anno successivo li porta al nono posto e quest’anno domina il campionato, sognando la serie A. Giocando un calcio frizzante e coraggioso, con una squadra perfettamente miscelata tra sbarbati e bucanieri di categoria.

Pippo Inzaghi è una di quelle scommesse ingiocabili che regalano vincite ricche. Da calciatore scappava via al momento della tattica, invece – una volta appese le scarpe – si è rivelato in tecnico testardo e ambizioso. Inizia al Milan, Allievi poi Primavera e infine (2014-15) prima squadra, ma l’inesperienza e soprattutto la modestia della squadra rossonera di quei tempi non ne favoriscono il decollo, che avviene invece a Venezia, dove vive due stagioni memorabili: prende la squadra appena promossa in LegaPro e la porta in serie B, poi nella stagione successiva la conduce al nono posto e ai playoff. Lo chiama il Bologna in serie A, dove vive sei  mesi molto complicati, molte sconfitte e poco gioco, fino all’esonero. Torna in B a Benevento, dove vince il campionato polverizzando diversi record di categoria, tra cui la promozione con ben sette giornate di anticipo. La stagione successiva disputa un eccellente girone di andata, ma i campani crollano nel ritorno e retrocedono. Dopo una parentesi a Brescia molto conflittuale con il presidente Cellino, ma contraddistinta da buoni risultati, sbarca a Reggio Calabria dove sta inseguendo la terza promozione in sei anni. La sua squadra, perfetto mix di giovani ed esperti guidati dal francese Jeremy Menez, è la più spensierata e incosciente della categoria e sta infilando una serie di risultati inattesi, frutto di una solida organizzazione difensiva e moltissime soluzioni offensive. SuperPippo ha già fatto tesoro della sua esperienza nemmeno decennale, ha coraggio, ha idee, è pratico, ma soprattutto è ossessivo come quando lo era con se stesso da giocatore. Per lui il campo resta l’unico habitat naturale e adesso ha messo anche la testa a posto: lo sciupafemmine si è accasato con la bella Angela Robusti, ex finalista di Miss Italia, che gli ha appena fatto trascorrere il primo Natale della vita da papà.

Ed eccoci ad Alberto Gilardino, centravanti di grandi doti tecniche ma – si diceva – di personalità fragile. Il suo percorso da allenatore inizia solo quattro anni fa in provincia di Brescia, a Rezzato, poi passa al Siena, dove nonostante i buon risultati, interrompe per ben due volte il rapporto con il club, ripartendo a luglio di quest’anno alla Primavera del Genoa. La prima squadra, indicata tra le possibili dominatrici della serie B, tossisce e incespica sotto la guida del pressoché sconosciuto tedesco Alexander Blessin. Stanchi dell’incostanza dei rossoblù, i dirigenti affidano la squadra il 6 dicembre al Gila. Da allora, 10 punti in 4 gare (tra cui la vittoria sul Frosinone di Grosso) e terzo gradino del podio. Presto per dire dove e come abbia rigenerato i liguri, ma già sufficiente per diventare il beniamino della Gradinata Nord e riempirla di speranze.

Il momento di gloria dei tre azzurri Mondiali compensa un po’ le difficoltà di altri due compagni della spedizione iridata di 16 anni fa: De Rossi alla Spal e Cannavaro al Benevento non riescono a scollarsi dal 16° e 17° posto, un alito appena sopra la zona retrocessione: club con altre ambizioni, forse, ma la loro mano non sembra riuscire a dare quel pizzico che servirebbe a fare la differenza per galleggiare tranquilli.

La differenza con i primi tre colleghi è la gavetta, del tutto assente o quasi per le ex stelle azzurre a Ferrara e in Campania. C’è tempo per arricchirsi, ma non ne resta molto per salvare la panchina in questa stagione.

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