E’ QUESTO IL VERO GESTO SPORTIVO

Dev’essere stato come sedersi sulla moto in griglia di partenza, in tuta, sotto l’ombrello parasole tenuto da una bella ragazza. Dev’essere stato come appoggiare per un po’ il casco sul serbatoio, prima di infilarlo e nasconderci dentro la testa, inghiottendo la saliva a pochissimo dal semaforo verde, dal via!

Dev’essere stato in quel momento che Filippo Rovelli, centauro professionista, si è girato a destra. Ha guardato l’asfalto, le strisce bianche, poi ha alzato gli occhi è non ha visto il suo rivale, il motivo delle sue battaglie, perché quel posto in pole position era vuoto. “Non migliorare rispetto agli altri, ma rispetto a ieri”: giusto, vero, sacrosanto. Ma che cosa? Se non ho nessuno da battere migliore, più forte di me, come posso crescere? Come posso fare? Forse… posso fermarmi. E’ l’unica cosa, adesso.

Il post su Instagram dedicato all’amico, al rivale: “Sei stato tu il migliore”. Per questo Filippo Rovelli ha deciso di non partecipare alle ultime due gare del National Trophy 1000: così quel titolo sarà vinto da Luca Salvadori, morto domenica 15 settembre sul circuito di Frohburg in Germania.

“Per me il campionato finisce qui. Non ha senso continuare senza di te in pista, senza la tua grinta, il tuo talento. Questo titolo è tuo, Luca, e te lo sei guadagnato con merito, gara dopo gara. Sono anni che le nostre strade si incrociano in pista, ma mai come quest’anno ci siamo dati battaglia. È stato un vero testa a testa. Avevamo ancora due gare davanti a noi, due occasioni per sfidarci ancora una volta e continuare a crescere insieme. Ma avrei voluto festeggiarti in modo diverso, stringerti la mano e dirti di persona che sei stato il migliore. Questo campionato è tuo, e lo sarà per sempre. Grazie per ogni momento vissuto insieme. Ti voglio bene”.

La decisione di Rovelli era stata anticipata dal titolare del suo team, Gianluca Galesi: “Luca – aveva detto il team manager di Pistard – era un ragazzo eccezionale, bravo, dolce, simpatico, solare. L’ultima volta che l’ho visto abbiamo parlato anche di questa gara che doveva correre in Germania, era indeciso se andare per risparmiare la moto. Invece è andato e non è più tornato. Non gareggeremo né a Imola né a Cervesina. Saremo presenti lì solo per fare un saluto a Luca. Con questo gesto vogliamo far sì che da lassù possa vincere il titolo del National Trophy 1000, che inseguiva da tanti anni e a cui era arrivato vicino. Quest’anno che avrebbe potuto conquistarlo perché aveva 4 vittorie su 6, purtroppo non potrà festeggiarlo”.

Quando muore uno sportivo è facile trovarsi tutti accomunati nel dolore, nello sconcerto, nella partecipazione. Lo sportivo offre un senso di invulnerabilità per la cura del suo corpo, le abitudini sane, l’alimentazione corretta, il lavoro, l’abnegazione, il riposo. Lo sportivo vive e si nutre delle nostre piccole mancanze quotidiane, delle attenzioni che non abbiamo per noi stessi, per il nostro fisico. Quindi, quando muore un giovane motociclista di professione non possiamo pensare che su due ruote a 200 all’ora morire sia più facile, più prevedibile, perché si muore anche in bicicletta e sui campi di calcio. E’ morto un giovane sportivo, lo sgomento è uguale. E’ lo stesso di Filippo Rovelli, ma lui può fermarsi, noi invece dobbiamo continuare a correre appresso i nostri giorni.Pubblicità

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