L’Italia è un Paese allo stato terminale: verrebbe da dire che, qui da noi, nulla funzioni come dovrebbe. O, per meglio esprimersi, come dovrebbe funzionare in un Paese civile. Solo che noi non siamo un Paese civile: non lo siamo più, quanto meno. Corruzione, furberie, raccomandazioni, fanfaluche, chiacchiericcio e gherminelle assortite di un esercito di fannulloni, ignoranti e furbastri, ci hanno messo in ginocchio: e chi la paga più cara sono i giovani.
Infatti, se ne vanno: sono sempre di più a lasciare questa terra ingrata e a raggiungere lidi più sani e meno lutulenti. L’ultima conferma arriva da demografo Alessandro Rosina, che analizza i dati Istat: nel 2024 sono 93.410 ragazzi fuggiti all’estero, il 30% in più rispetto all’anno precedente. Dico io: fanno benissimo. Perchè non dovrebbero farlo? Magari avessi accettato anch’io, a suo tempo, di trasferirmi in Nuova Zelanda a fare lo storico! Qui, ho sempre dovuto accettare che mi passassero davanti mezze calzette, dotate dei giusti appoggi o delle tessere appropriate: laggiù, quelli così li cacciano a calci nel sedere.
Ma torniamo ai giovani: autorevoli osservatori e chiarissimi professori ci dicono che aumenta costantemente il numero di italiani sotto i trent’anni che partono in cerca di fortuna, dopo il diploma o la laurea. E meno male che, prima o poi, se ne sono accorti, sulle loro torri d’avorio, questi furboni. Solo che i nostri laureati e diplomati non partono in cerca di fortuna, in realtà: la fortuna, sia pure intesa machiavellicamente, qui non c’entra nulla.
Cercano giustizia, onestà, equità, rispetto. Tutte cose che, qui da noi, fin dalle scuole, sono allegramente passate in cavalleria. Dunque, preferiscono lasciare la casa e la mamma, in cambio di un futuro meno fosco e di prospettive meno umilianti. Perché l’Italia è pervasa da sentimenti di cui vergognarsi: è un posto in cui i bravi devono mordere il freno, in attesa che anche gli asini arrivino. E’ un Paese in cui i delinquenti non la pagano mai e le persone per bene sono vessate da mille laccioli e da centomila gabelle: la fuga di giovani cervelli è la consolante riprova del fatto che quei cervelli funzionano.
Perché è inutile lanciare lamenti e geremiadi al cielo per lo stillicidio che impoverisce, di giorno in giorno, la nostra società: i ragazzi scappano proprio perché questa società non funziona e non li soddisfa. Pensare che gli stessi che hanno causato la catastrofe siano deputati a porvi rimedio mi pare, più che strano, grottesco. D’altronde è così: la scuola, secondo i politici, dovrebbe essere risanata da quelli che l’hanno demolita, tanto per fare un esempio.
Ci vorrebbe un bel repulisti: ma come si fa? Come si possono cambiare abitudini che, negli anni, sono diventate atavismi e come si può modificare una mentalità perversa, per cui dobbiamo accogliere il peggio delle società altrui e mettere in fuga il meglio che abbiamo in casa?
Vedete bene che è un po’ difficile. Perciò, conviene rassegnarci: i giovani italiani andranno a dare lustro all’Italia fuori dell’Italia. Saranno come l’ombra di un ricordo della nostra civiltà: i sapiens sapiens. E noi saremo gli australopitechi: estinti.