Sì, Temptation Island su Canale 5 è decisamente il fenomeno televisivo del momento, come benissimo ha rilevato la penna arguta di Tony Damascelli. Il programma batte negli ascolti tre a uno il programma Noos di Alberto Angela su Rai 1, che prontamente decide di sospenderlo per evidente inferiorità.
Premetto che sono arrivato al format berlusconiano descritto come il “viaggio nei sentimenti” attraverso la parodia della Gialappa’s, che mi ha incuriosito e divertito molto. Ho anche pensato che fosse uno dei tanti riempitivi estivi dell’emittente privata e non ci ho fatto troppo caso. Poi, piano piano, la migrazione su orari e serate importanti fino a farlo diventare uno dei successi più brillanti di Pier Silvio, sbandierato a destra e a manca con promo asfissianti, anche nei TG.
Scatta una doverosa riflessione sotto l’ombrellone. Ma non era il rampollo del Cavaliere che voleva una tv più moderata e meno trash? Non molto tempo fa – per fare un esempio – la D’Urso viene giubilata a favore di una Merlino molto più compassata e in effetti meno sguaiata della predecessora. Sembrava un buon inizio, ma contemporaneamente i palinsesti si infittiscono di Grandi Fratelli senza freno, di Isole dei Famosi con l’idea geniale della nuova conduttrice Luxuria, dei vari Darwin nelle versioni sempre più spinte, degli Uomini e Donne a nastro e, dulcis in fondo, l’accelerazione improvvisa su Temptation Island.
Parliamoci chiaro: quest’ultimo programma è la quintessenza del nulla cosmico, personaggi inguardabili (risorsa infinita per i Gialappi) che mettono alla prova delle corna il loro rapporto sentimentale. Un’istigazione esplicita a nuovi accoppiamenti autorizzati dall’audience consenziente, in una cornice idilliaca di paradisi vacanzieri. Qualcuno esalta il tocco magico della De Filippi “che sa parlare alla pancia della gente come nessun altro”, evocando i suoi storici successi strappalacrime come “C’è posta per te” e “Amici”. Sì, va bene, ma è sempre la stessa Maria che da una parte commuove gli italiani e dall’altra produce programmi di questa levatura, che anch’essi fanno venire le lacrime sì, ma per la disperazione.
Voglio dire che, in barba alla facciata innovatrice e moderata del giovane Berlusconi, lavorano indisturbati dietro le quinte le vere menti delle sue televisioni, che guardano spudoratamente ed esclusivamente agli indici d’ascolto e alla conseguente fiorente raccolta pubblicitaria, tralasciando la qualità e addirittura il contenuto di ciò che va in onda. Insomma, una grande messinscena mediatica che cerca di far passare in chiave moderna lo stesso messaggio di Silvio: il popolo è sovrano, bisogna dargli ciò che chiede, non importa cosa. Se vogliono vedere in chiaro le tresche pruriginose tra persone sconosciute e improbabili, organizziamole.
La differenza tra padre e figlio è però sostanziale: il primo non aveva vergogna ad ammetterlo e usava creatività e personaggi famosi della tv, creando anche dei programmi unici e originali, il secondo cerca di vendere format moderni ma sotto sotto lavora sodo per riempire la programmazione di tv spazzatura a basso costo, senza inventare niente. E la Rai ammette la sconfitta nei risultati, sospende il programma culturale e lo sposta a fine agosto, come se il popolo delle isole riaccendesse il cervello col calendario in mano.
La via di fuga? Ne conosco solo una, sempre la stessa: spegnere tutto e dedicarsi a un libro, finalmente liberi di scegliere davvero.
Sacrosanta verità e triste realtà!