Niente di nuovo sul fronte orientale, decisamente niente di nuovo, tutto già visto e tutto già scritto sulle pagine peggiori della storia e della storia nemmeno tanto remota, solo che quando davanti agli occhi l’orrore parla di torture, cadaveri abbandonati, fosse comuni e parla di civili ammazzati e abbattuti senza pietà, il limite non solo è superato, ma è talmente alle spalle da non riuscire a scorgerlo nemmeno più.
Eppure ancora molti invocano la par condicio, vogliono sentire l’altra campana, che per inciso suona sempre e solo a morto, ancora molti, più o meno esplicitamente, attribuiscono la responsabilità del massacro all’incoscienza dell’Occidente. Ma sia chiaro invece, una volta per tutte, fuori dai denti: nessuna mossa politica o strategica da parte di chiunque, giusta o sbagliata che sia, può fornire giustificazioni per la devastazione in atto. Putin e i suoi accoliti parlano di contrattacco, ma quale offensiva abbia mosso l’Ucraina non è chiaro a nessuno se non a lui e forse nemmeno, e questo non può fornire sostegno alcuno alla guerra in corso. Punto, a capo, di nuovo.
Si muore e si muore male in Ucraina, senza ragione, all’improvviso, torturati, uccisi, e sbattuti in una fossa comune. A Bucha, a nord di Kiev, è accaduto questo e niente fa pensare che non sia così anche altrove. Eppure ancora per molti non c’è un aggressore e un aggredito, ci sono due forze contrapposte in lotta tra loro per volere biunivoco.
Di fronte alle immagini e ai racconti che provengono da Bucha però diventa difficile indugiare sulle cause di questa invasione, perché gli uomini arrivano a tanta crudeltà per esasperazione, per eccesso di oppressione, o per indottrinamento cieco e integralista. Solo chi è caduto nella trappola del despota Putin può arrivare a tanto, solo chi si è lasciato irretire al punto da sviluppare odio furioso e impietoso.
Abbiamo fior di intellettuali in Italia che sbrigativamente riconoscono l’invasione per quello che è, salvo poi dilungarsi, con toni ben più accesi, sulle colpe dell’Occidente. Dico Cacciari, ad esempio, e mi dispiace, che rivendica il diritto a svolgere il suo lavoro e pensare, riflettere e non accontentarsi della superficie. Benissimo. Vorrei ricordare però al signor Cacciari e agli altri, che pensare e riflettere sono innanzitutto funzioni che appartengono a ognuno di noi, all’uomo, e l’uomo comune che umilmente pensa e riflette, sia pure non per lavoro secondo lui, il sottoscritto ad esempio, prima delle dissertazioni sulle cause e sugli inneschi della guerra vorrebbe sentire urlare che quello che sta accadendo è folle e ingiustificabile, che Putin è un carnefice, che è questa la verità essenziale, innanzitutto.
Se poi invece, pensando e riflettendo, ci viene dato a intendere che il massacro così come sta avvenendo è stato innescato dall’Occidente e in qualche modo era prevedibile, allora non ci sto, non ci si può stare. Nessuna mossa strategica, nessun avvicinamento della Nato, nessuna ambizione europeista dell’Ucraina, nessuna altra ragione può giustificare e motivare quello che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni.
Qualcuno ancora è convinto che la libertà a Mosca equivalga alla libertà a Milano o a Parigi, del resto, e resta da capire se questa convinzione sia frutto di eccesso o difetto di pensiero.
Ma proviamo solo a contare i profughi, le vittime, a pensare a quelle fosse comuni, a quelle torture, a quei cadaveri: e vediamo un po’ dove sta l’eccesso e dove sta il difetto.