di PIER AUGUSTO STAGI – “Un paziente che val la pena di curare”. Forse è solo un problema lessicale, del dottor Giuseppe Olivieri, neurochirurgo del policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena che sta assistendo Zanardi, oppure è un problema di comprensione, in questo caso solo nostro. “Vale la pena di curare”: ma sì, proviamoci, perché ne vale la pena! Una frase che custodisce al proprio interno anche un concetto molto semplice, fatto di tanta praticità e pochissima pietas.
È solo una questione lessicale, di espressione o di comprensione nostra, ma anche in questo periodo di coronavirus, in cui gli ospedali sono andati in tilt e i medici e gli infermieri non solo hanno dovuto fare gli straordinari, ma sono stati anche chiamati a salvare soltanto coloro i quali valeva la pena di curare, fa effetto. Lo sappiamo, in certi casi le emozioni vanno riposte nel cassetto, meglio se lasciate a casa, ma diamine, un po’ di delicatezza, di forma, che in certe situazioni fa anche sostanza.
Nella conferenza stampa di rito, il dottor Giuseppe Olivieri, tra le tante cose che ha detto, ha anche precisato che «i numeri sono buoni, pur rimanendo una situazione molto grave. Zanardi è un malato che val la pena di curare».
Val la pena perché è nelle condizioni di farcela, chiaro. Ma al primo ascolto dentro di noi suona malissimo, facendoci scorrere un brivido lungo la schiena. Com’è, esistono malati che non vale la pena di curare?
La legge è uguale per tutti, e uguale dovrebbe essere anche il diritto alle cure. Mi si dirà: dipende dalle condizioni fisiche. Chiaro anche questo. Problemi lessicali, problemi di comprensione. Ma per me, anche e soprattutto di umanità.
Ho pensato esattamente le stesse cose oggi. Complimenti Pier!
Assolutamente d’accordo!!! La legge è uguale per tutti!
Ho molto apprezzato il tuo pensiero caro direttore. Lo condivido pienamente. Vorrei solo aggiungete: curare un paziente famoso come Alex Zanardi fa diventare famoso anche il professore. Quindi ne vale la pena.
Voglio puntare sull’opzione “abbiamo capito male noi”, ma il brivido lungo la schiena è lo stesso che ho provato io.
Anche io sono rimasto colpito da questa frase, perché non riesco a trovare una sola accezione accettabile da un punto di vista deontologico e umano
Caro Dott. PIER Augusto Stagi,
Queste parole non sono un commento, ma una semplice sintesi :
1) i medici sono anch’essi uomini (o donne) ed è una condizione che difficilmente va a braccetto con l’infallibilità, oltre che nella condotta anche nell’esprimersi in quelle che dovrebbero essere semplici ma appropriate parole ;
2) forse, e dico forse, in linea teorica e del tutto ipotetica anche il Dott. Giuseppe Olivieri potrebbe essere “…un malato che vale la pena di curare”. Ovviamente, resta il riguardo per chi di professione si dice che abbia il non facile e comodo compito di salvare la vita dei propri simili , con dedizione e sacrificio encomiabili ;
3) Solo nelle favole, e neppure tra le più belle , la legge è uguale per tutti. È una frase che di certo fa ancora effetto, ma per la gran parte restano solo parole. Senza un effettivo senso , od una rispondenza alla verità del vivere quotidiano . Solo parole, come “meritarsi” di essere curato da parte di un essere umano da un altro essere umano. Che quest’ultimo sia poi anche un medico , con tanto di giuramento sulla testa di tale Ippocrate, magari non è un particolare insignificante.
Cordialmente.
Fiorenzo Alessi