di GHERARDO MAGRI – Steve Easterbrook, amministratore delegato di McDonald, è stato mandato a casa pochi giorni fa per aver infranto il codice etico dell’azienda, intrattenendo una relazione consensuale con una dipendente del gruppo. Per uscirne al meglio e possibilmente con poco rumore, al top manager è stata riconosciuta una super buonuscita di 40 milioni di dollari. Poverino, si dovrà pur consolare. Fin qui la notizia non è poi così straordinaria: sappiamo come girano le cose negli USA, specialmente nelle big corporation, dove etica-soldi-reputazione spesso generano accordi strampalati e ciò che conta veramente è andare avanti col business.
Però. C’è un però prepotente che rilancia il fatto e lo sbatte in prima pagina. Qualcuno in McDonald fa una bella soffiata sul caliente e potente Steve, che sembra aver avuto più di una scappatella e, soprattutto, abbia tentato maldestramente di distruggere i documenti che dimostravano i suoi fuoripista amorosi, dai particolari molto piccanti. Sulla base di ciò, l’azienda famosa in tutto il mondo per i suoi panini vuole riavere indietro i soldi e fa causa al suo ex capo. Dobbiamo anche considerare il contesto attuale, caratterizzato dal movimento #MeToo, tra l’altro molto galoppante oltreoceano, che aiuta a spingere questi tipi di ribellione. Ma più di tutto, bisogna sapere che nelle aziende ormai è possibile diventare talpe ufficiali, anche in forma anonima.
Sì, è proprio vero. In inglese si chiama “whistleblower system”, traducibile in “sistema di gole profonde” ed è già in vigore in Francia da tempo. Nel 2021 sarà obbligatorio in tutta l’Europa. Le azienda zelanti che lo vogliono introdurre anche prima, lo possono fare su base volontaria. Nel mio caso è successo così, su iniziativa di casa madre. Nel luglio 2019 ho informato tutta l’organizzazione di questa possibilità. Il meccanismo è piuttosto semplice. Chi vuole denunciare una qualsiasi violazione di leggi, regolamenti e protocolli aziendali può tranquillamente farlo senza obbligo di firmare in chiaro. Il software è blindato e non consente l’identificazione del mittente. Possono scrivere dipendenti, fornitori e clienti.
In linea di principio è un sistema perfettamente democratico e populista, dà la voce a chiunque su qualunque argomento. Chi è pulito non deve aver paura di niente, questo è il concetto che ci sta dietro: affascinante e diabolico al tempo stesso. Sì, perché nessuno ha pensato ai cretini bontemponi che si annidano silenziosi negli angoli reconditi delle organizzazioni. Pensiamo anche ai clienti suscettibili, che fanno talvolta battaglie solo di principio. Potrebbero essere pericolosi e far saltare il banco anche per cose false o mal interpretate? Domande più che legittime, soprattutto per noi italiani a cui piace tanto il gossip, anche quello maligno.
E’ facile immaginare come ho dovuto trattare l’argomento. Disinnescando risolini ironici, battute da caserma e scenari apocalittici di accuse-scandali-ritorsioni-caccia alle streghe. Ho cercato di spiegare l’iniziativa con la giusta serietà e parecchio buon senso. Il dado è stato tratto, con una certa apprensione. Ovviamente, avevo sentito prima i colleghi francesi, che mi avevano spergiurato di non aver avuto contraccolpi mortali.
E’ passato ormai un anno e posso dire con serenità che non è successo un bel niente. Nessuno ha denunciato nessuno e la gente ha pensato a lavorare come sempre.
Rimane comunque a disposizione questo interruttore speciale, in caso di sospetto. I furbetti della “treschina” sono avvisati. Meglio guardarsi le spalle, chiedere a Steve per conferma.
Possiamo scegliere di essere ottimisti e di credere che non si denunci nulla semplicemente perché le violazioni non esistono.
Oppure considerare che le “violazioni” aziendali più frequenti siano altre e non possano essere contemplate dallo strumento. Parlo di quelle che potrebbero comunque far saltare il posto non per un giustificato motivo legale ma per un giustificato motivo professionale. La scelta conveniente (umanissima e che nessuno ha il coraggio di mettere in discussione) è farle emergere soltanto quando sono reiterate, e soprattutto quando si crea l’occasione meno invasiva e più elegante per gestirle come vanno gestite.
Su questo forse molte realtà aziendali e organizzative dovrebbero lavorare di più, sulla denuncia dei buchi qualitativi del management di organigramma, quello che deve esistere per forza ma a cui mancano dei contenuti di valore che potrebbero non dico sconvolgere il profit ma almeno equilibrare meglio le competenze e le responsabilità.