Anche i grandi fuoriclasse, i bravi ragazzi dalla faccia pulita che consolano chi hanno appena battuto, belli puliti ed educati dal viso d’angelo, veri prodotti e modelli italiani da esportazione, possono toppare. Eccome.
Parliamo del fantastico Sinner, che ci ricasca. Sì, perché quando c’è di mezzo il tricolore lui sbanda, si fa sopraffare da costipazioni, da impegni di tornei che non si possono saltare, da un bel po’ di altre priorità. Leggi Coppa Davis, Olimpiadi, eventi che abbiamo già ampiamente commentato. Quest’ultima, però, è la più grave in assoluto. Invitato dal Presidente Mattarella, che lo vuole benedire come simbolo italiano per il secondo anno di fila, lui non ci va. La scusa di turno è per un termine che un noto quotidiano sportivo mi ha fatto scoprire: “fatigue”, una parola che va ben al di là – spiega subito uno stuolo di esperti – della semplice stanchezza o fatica che si potrebbe interpretare da una traduzione sempliciotta. Non sia mai. Qui si parla di qualcosa di strisciante che coinvolge la psicologia e la sfera dell’io, mica una cosetta da tutti, una pericolosa patologia che potrebbe minare il Nostro… fino al prossimo torneo in cui si presenterà pimpante e devastante come sempre.
Senza troppa retorica per lo stimato Presidente, a cui davvero non si dovrebbe dire mai no se non in punto di morte, qui trattasi di buona educazione e di rispetto istituzionale pure. Lui che si preoccupa dei raccattapalle o di chi gli fa ombra con l’ombrello, un animo così sensibile, non si fa troppi problemi a rifilare invece un sonoro ceffone al nostro gentile numero uno, che lo voleva solo valorizzare ancora di più.
Mi fate capire dov’è il limite che separa l’atteggiamento da boy scout da quello di un algido professionista, che vede solo davanti a sé la propria carriera a cui tutto deve essere sacrificato? Non ci vedo neppure tutta questa grande personalità tanto decantata e ingigantita a dismisura dai mezzi di comunicazione, mi sembra di scorgere soprattutto la sua feroce e proverbiale sete di miglioramento continuo dal punto di vista tecnico-atletico. Punto e chapeau, lì. Una vera ossessione per la perfezione assoluta, che fa di lui un avversario imbattibile nel rettangolo di gioco.
Ma se ammiriamo questo bravo ragazzo e vogliamo il suo bene, per favore, aiutiamolo a non fargli commettere errori madornali e a farlo crescere nell’equilibrio. Critichiamolo quando sbaglia e facciamogli capire che può ancora migliorare su questo, di campo: quello della vera educazione. Se, invece, continuiamo a idolatrarlo e a celebrare ogni sua singola mossa come fosse un messia, faremo solo il suo male. Ammenoché lo vogliamo considerare e giudicare solo come il vero fenomeno tennistico degli ultimi tempi, senza sconfinare nella propaganda pura e spacciarlo per quello che ancora non è. E’ una questione di scelta e di chiarezza, che al ragazzo farebbe molto bene in qualsiasi caso.