Un dolore lancinante al fianco, la corsa al pronto soccorso-tac-ecografia, esami del sangue, 38.8 di febbre, diagnosi di probabile calcolo renale e lui cosa fa? Se ne sta a letto al calduccio come farebbe chiunque di noi che abbia mai provato dolori simili? Si lamenta di non riuscire a partecipare alla kermesse parigina, magari col cuore spezzato? Si nasconde e fa parlare gli esperti su quello che ha avuto? Ogni riferimento è puramente voluto. Nossignori, non fa niente di tutto ciò. Molto più semplicemente si cura con gli antibiotici e appena può si prende la sua roba, indossa la mascherina e, incappucciato dentro la sua felpa, se ne va all’aeroporto con la moglie, come fosse un semplice sconosciuto: destinazione Francia. Non solo, giura solennemente di presentarsi in pedana qualunque cosa gli succeda.
Così lui ha già vinto la medaglia d’oro, vada come vada. Questo è lo spirito sportivo puro di uno che non si arrende e che vuole esserci a tutti i costi a quell’evento mondiale, oltretutto a difendere il titolo di numero uno (sia pur in comproprietà).
E’ molto probabile – non glielo auguriamo di certo – che questo maledetto attacco imprevisto e la successiva cura lo debilitino così tanto da portarlo alla inevitabile brutta figura in quanto a risultati. Ma lui se ne infischia altamente, preferisce onorare il suo impegno e dimostrare che un incidente di percorso non cambia la voglia di confrontarsi e gareggiare. Non importa se incespicherà nell’asticella, il vero obiettivo è sconfiggere la malasorte e sfidare l’impossibile.
Il suo salto non sarà allora solo un talentuoso esercizio fisico, andrà ben oltre le misure stabilite, lui fa un balzo ancora più alto fino ad accarezzare i sogni dei veri sportivi e indica a tutti una via da seguire.
Noi saremo là con te, Gimbo, a volteggiare sopra tutti i ragionamenti razionali e opportunistici di tanti, e ci piacerà librarci con la mente insieme al tuo corpo leggero, afflitto sì dalla malattia, ma senza condizionamenti e calcoli, sfrontatamente libero.