I misfatti di sabato rendono eroica la ciurma di delinquenti che ha costretto cittadini tifosi normali a uscire con la forza dallo stadio. Già in passato si erano registrati episodi analoghi, un motorino lanciato dai gradoni a sfidare gli ultras sodali dell’Atalanta. Nessuna notizia, reazione, commento, dissociazione dell’Inter, basterebbe mutuare certe regole praticate nelle strade di Cina per risolvere la questione, ma qui siamo in Italia ed è opportuno, anzi opportunistico, non reagire, anzi è meglio comprendere e giustificare la passione tifosa.
Altri episodi analoghi a Torino, con morti e squalifiche e dove la Procura è intervenuta, con sentenze di condanna ma in esclusiva nazionale, mentre nelle altre sedi di violenze, Roma e Napoli, Verona e Bergamo, Catania e Bari, Genova e Firenze, i fuorilegge se la cavano, al massimo un daspo dinanzi al quale replicano con una ghignata oceanica.
L’episodio di Milano è stato scatenato dall’omicidio di un pluripregiudicato definito come ex capo della curva, basta controllare alcune fotografie di repertorio per avere conferma dell’assoluta connivenza del club, come degli altri club, essendo il gentiluomo presente e ben visibile a tutte le manifestazioni ufficiali della squadra e della società (presentazione di grandi calciatori, premi e serate di gala).
A Napoli uno di questi signori capipopolo era stato fotografato più volte a bordo campo,a Roma si ricorda un derby interrotto e sospeso per volere di due curvaioli con i calciatori di Roma e Lazio sotto ricatto. Quelli del Genoa furono costretti, dopo la partita con il Siena, a svestirsi della maglietta perché “indegni”, a Brescia i violenti scaricarono la loro volgarità aggredendo Baronchelli in pieno centro e costringendo il club a vendere il calciatore.
Potrei proseguire fino a sempre e mi torna alla mente una frase del repertorio del giornalismo di un tempo: “Mentre andiamo in tipografia altri fatti stanno accadendo”. Del resto c’è un coro elegante che rimbomba in qualunque stadio: “Se veniamo di lì vi facciamo un … così”. Che brave persone.