E ALLA FINE LA PELLEGRINI AFFOGA IN UN BICCHIER D’ACQUA DI BANALITA’

Questa volta è arrivata ultima. Gareggiava contro “uomini che giudicavano la mia vita privata, perché se sei un atleta maschio e hai delle relazioni sei un uomo di successo, se sei un’atleta donna e hai delle relazioni sei la mangiauomini”.

Questa volta Federica Pellegrini è affondata in batteria, preceduta da migliaia di attrici, cantanti, blogger, influencer più o meno sincere. Sai che novità chiudere una carriera, uscire dalla piscina e accusare di sessismo il cinico mondo dei maschi.
Speravamo che la Divina dello sport italiano fosse superiore alle piccole rivincite gregarie e sapesse gettare nel tritatutto le bassezze da cortile. Così stupenda nel sorriso e gigantesca nelle imprese; così imprendibile in vasca 4 e affascinante in tacco 12, non aveva bisogno di replicare a qualche uscita invidiosa, di rincorrere veleni da portineria. E invece, una sera al programma delle “Iene”, durante un monologo che sa di nostalgia, ecco che la più grande nuotatrice di sempre fa la vittima come una Diletta Leotta o una Lilli Gruber qualunque. E affoga in un bicchier d’acqua.

Nessuna accusa precisa, ma un disagio diffuso per l’invidia dei maschi. Tutto sintetizzato da una frase: “Come quel figlio di un allenatore di nuoto, che quando ho difeso il mio coach ha twittato «eh sì, è lui il tuo pene dell’anno». Una finissima analisi sportiva…”.

Nicolas Sarkozy avrebbe commentato: Racaille. Feccia. Chi, voltandosi a guardare il proprio passato, non ricorda un parente invidioso, un capufficio invadente, un amico traditore, un collega meschino pronto a sgambettare? È la vita, è quella piccola battaglia quotidiana che forgia il carattere e che fa dire a Castellitto junior con sprezzo del ridicolo: “Roma Nord è come il Vietnam”.

Saremo anche dei dinosauri massimalisti ma di fronte al sessismo, alla sottile o greve prevaricazione di genere, tendiamo a partecipare emotivamente al dramma di una cassiera di supermercato o di un’impiegata delle Poste vessata da superiori squallidi. Meno allo sfogo chic di una diva che per 20 anni è stata padrona del proprio destino, piegandolo a colpi di vittorie. E quando ha voluto, ha lasciato il rumore del mondo oltre le cuffie wireless.

Se n’è andata Lina Wertmüller, una donna che girava film su un pianeta di uomini con la stessa abilità della Federica a stile libero. A proposito del conflittuale rapporto criminalizzato dal #Metoo, diceva: ”Ultimamente si è esagerato con la caccia alle streghe. Ci vuole il carattere, io sapevo il fatto mio, ero capace di impormi. E quando serviva menavo”.

Invece la Pellegrini, chi l’avrebbe immaginato, soffriva. “In tutti questi anni, in cui ho gareggiato contro le donne, perché mi sono dovuta confrontare molto più spesso con gli uomini? Uomini che mi aspettavano al varco sia che vincessi, sia che perdessi. Perché se cadi sei un’atleta finita, e se stai in piedi sei una principessa messa su un piedistallo. Piedistallo che, in ogni caso prima o poi paghi, perché se un uomo vince e ne va giustamente orgoglioso, è un bomber, se una donna vince e ne va giustamente orgogliosa, se la tira”.

Siamo in pieno mainstream, se non ti hanno infastidito con violenza (almeno psicologica) di genere, non sei nessuno. È la sindrome da vittima del peccato di moda; durante Tangentopoli c’erano imprenditori e professionisti che collezionavano gli avvisi di garanzia. Se non ne avevi contavi zero.

Così la Divina in rosso convince poco, sembra travolta dagli effetti mediatici di un gioco di società. Quando giustamente le viene chiesto se non abbia mai avuto dissapori con donne, risponde con arguta ambiguità: “Ah, esistono anche donne stronze, è ovvio. Ma mi hanno chiesto di parlare per qualche minuto, non per pochi secondi”.

Lei resta lassù, inarrivabile leggenda dello sport. Ma c’è qualcosa di artefatto dentro il suo deludente vittimismo del giorno dopo. Proprio per ciò che ha saputo costruire con la classe e con la determinazione, proprio in virtù di un’eccellenza accompagnata dal tintinnio delle medaglie, se qualcuno (uomo o donna) l’avesse solo sfiorata con un pensiero malevolo sarebbe stato preso a calci da un intero popolo. E un bagno di umiltà, al reprobo, non l’avrebbe risparmiato nessuno.

Alla fine del programma resta una sensazione. I dolori di lady Pellegrini indicano qualcosa di molto umano, perfino di tenero: il viale del tramonto può essere terribilmente malinconico.

 

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