La notizia riguarda la riapertura delle librerie.
Ma subito dopo la libido iniziale, subentra la ragione.
Non è una saggia decisione. Ne comprendo il valore simbolico, ma appunto perché simbolico bastava dire: ci piacerebbe tanto. Una sorta di provvedimento concettuale, come per le opere d’arte, senza provvedimento vero e proprio.
Il lettore e frequentatore seriale in realtà si è già attrezzato. Al di là della lusinga che desta gli istinti primordiali, ha scorte e risorse da vendere e nulla per altro troverebbe di male, alla peggio, nel rileggere i classici o anche i meno classici a cui però è legato per formazione, informazione e deformazione.
Alla peggio però ci sono gli ebook da scaricare, ci sono comunque un sacco di librerie che si sono organizzate con consegne a domicilio. Sì, il lettore seriale è organizzato, tanto che si porta appiccicata anche la diagnosi di accumulatore. Ha pagine e pagine per almeno un altro paio di pandemie.
Un secondo di pausa per gli scongiuri.
Non entro nell’analisi delle questioni economiche e relative al mercato, è bene che si esprimano i librai, ma sui non lettori vorrei dire due parole.
All’improvviso ne fioriranno ovunque. Anche tra coloro ai quali non importava nulla che la libreria più vicina fosse a chilometri di distanza, alcuni ora esulteranno.
Sta a vedere che ora comparirà una voce specifica sul modulo per l’autocertificazione, ma a quel punto che sia specifica al quadrato: indicare autore, titolo, editore del libro che si desidera acquistare, con l’obbligo di presentare riassunto e commento del volume via skype. Scritto no, si scopiazzerebbe ovunque.
Al di là degli scherzi, uno è diffidente, pensa male, ma quante autocertificazioni vedremo con la giusta causa dell’acquisto di un libro? Bisognerà credere a tutti? Perché uno parte con le buone intenzioni, ma poi per strada accadono imprevisti, un temporale, una slogatura, un’amnesia, un’emergenza, che so, un’epidemia.
Posso dire di un conoscente – nemmeno potrei definirlo lettore della domenica, piuttosto lettore bisestile -, che non appena appresa la notizia ha cominciato a indagare su cicli di libri legati tra loro. Scrupoloso, ha pensato di documentarsi, e per motivi a me sconosciuti si è imbattuto in Proust, “Alla ricerca del tempo perduto”, edizione in sette volumi naturalmente. Sette volumi, sette uscite.
Questa mattina mi chiama e, tra il più e il meno e senza badare alle conseguenze, gli dico che “La commedia umana” di Balzac è composto da 137 opere.
Poi non so bene cosa sia successo, deve essere caduta la linea.