Ora la narrazione ufficiale è che il talento argentino ha rifiutato di passare alla corte dell’Al-Qadsiah. La narrazione ci propone un Dybala che sceglie la Roma anziché i 75 milioni della squadra Saudita. Poi c’è il ruolo della Oriana, che di cognome fa Sabatini, la signora Dybala, che di andare in Arabia Saudita non ne aveva assolutamente voglia. E poi i tifosi romanisti, passionali come pochi, che avrebbero toccato le corde giuste del cuore del talento argentino e poi, ultimi ma non ultimi, gli argentini giallorossi, i connazionali che giocano con Paulo nella Roma e che a loro volta avrebbero dato il loro contributo all’inversione a U del talento argentino.
A margine, molto a margine, praticamente non si nota, l’offerta di 3 milioni dell’Al-Qadsiah fatta alla Roma calcio. Va bene che Dan Friedkin non sarà un drago in materia di calcio e i tifosi giallorossi lo implorano da tempo di essere certamente più coraggioso e di aprire i cordoni della borsa, ma è altrettanto chiaro che non ha l’anello al naso. Non è neppure nato ieri.
A Dybala l’Al-Qadsiah ha messo sul tavolo un gruzzoletto di 75 milioni di euro in tre anni. L’entourage del giocatore avrebbe percepito delle commissioni tra i 7 e gli 8 milioni di euro per questo affare. E alla Roma 3 milioni. Mi sembra verosimile che Dan Friedkin possa aver detto: a queste cifre non se ne fa nulla. Se vuoi andare via, metti tu qui sul tavolo almeno 15 milioni, altrimenti resti qui con noi.
Invece è partita la favola bella del Dybala che sceglie con il cuore e il cuore porta a restare a Roma: «Ci vediamo domenica». I Sauditi volevano Paulo praticamente gratis e la Roma ha bloccato tutto, questa la verità. Questa è la storia. Questo è l’inizio e la fine di tutto: il resto sono balle. Perché come dicono in Brianza, e probabilmente anche in America, “i ball in ball e i dané in dané”, le balle son balle e i soldi son soldi: anche per Dybala. Soprattutto per Friedkin.