DONNARUMMA, GLI SFONDONI DEL CAPITANO PERMALOSO

Altro che ricostruzione avviata. La nazionale italiana di Mancini ha rimediato, contro la Germania, una delle batoste più umilianti della sua storia. Un 5-2 che ferisce l’orgoglio e spazza via quell’inutile esaltazione che in molti hanno vissuto per il pareggio contro l’Inghilterra (0-0) e il 2-1 inflitto all’Ungheria.

Un bottino amaro, impietoso, figlio di un ciclo ormai concluso da tempo, nonostante molti si ostinino a non accettarlo, aggrappandosi a qualche giovane promessa, senza la benché minima preoccupazione di bruciarla in anticipo.

Ma a rendere più dolorosa la disfatta, dopo tutto, ci ha pensato Gianluigi Donnarumma, per gli amici Gigio. Con la fascia da capitano al braccio, si è presentato ai microfoni Rai di Tiziana Alla per la consueta intervista post partita. Alla domanda/riflessione della giornalista, “Non è la prima volta che ti capita questo tipo di incertezza” – rivolta all’ennesimo errore con i piedi del portiere – Donnarumma risponde: “Quando mi è capitato? Col Real Madrid, col fallo?”.

Pronti via ed ecco un chiaro tentativo di scaricare la responsabilità di un suo errore alla direzione di gara in occasione degli ottavi di finale di Champions League. Come un classico tifoso medio alla birreria sotto casa.

Poi continua: “Se vogliamo fare polemiche su queste cose, facciamole. Io voglio fare un discorso di squadra, abbiamo fatto tutti degli errori, non c’è nessun colpevole. Se tu vuoi dare la colpa a me per l’errore, dammela pure. Sono il capitano e mi prendo le mie responsabilità”. Tiziana prova a stemperare la tensione: “Tu hai parlato che dagli errori si impara, quindi la domanda è nata per questo”, con Gigio a controbattere: “Te lo dico io a te dagli errori si impara, visto che volete fare ancora questioni sugli errori”. Fine della chiacchierata amichevole.

Per carità, Gigio vanta pure delle attenuanti. Ci sta dopo una sconfitta, a caldo, essere poco tolleranti, stizziti e permalosi. Ha ragione quando dice che la colpa va attribuita al gruppo e non ai singoli. Si vince e si perde insieme, è la regola. Ciò che stona è negare l’evidenza. E visto che lui vanta un fortissimo senso di responsabilità, allora è giusto che qualcuno gli ricordi l’errore recente contro l’Inghilterra, simile a quello contro i tedeschi e salvato all’ultimo da un recupero prodigioso di Locatelli. Oppure gli errori – fortunatamente indolori – contro Turchia e Irlanda del Nord, sempre in situazioni di palla al piede in fase di costruzione. Incertezze ormai ricorrenti, recidive, sintomo di una stagione non proprio esaltante.

I tifosi e gli addetti ai lavori sono legittimati a porsi e porgli delle domande. Donnarumma è il portiere della Nazionale e deve rendere conto a chi pensava di dormire sonni tranquilli con lui in porta. Anche con la Germania indossava la fascia da capitano, ma ha dimostrato di non esserne all’altezza. Un capitano incassa, stempera, accetta ogni critica per non creare tensioni e non alimentare altre polemiche. Tiene unito il gruppo, magari offre ai giornalisti le solite frasi fatte, per poi lavare i panni sporchi nello spogliatoio. Un capitano non va davanti ad una telecamera a mostrarsi sgarbato, immaturo, capriccioso e incapace di gestire la sconfitta, pestando i piedi e dando lezioni di correttezza alla giornalista cattiva che gli ha schiaffato in faccia la realtà.

C’è poco da fare: Donnarumma ha sbagliato due volte, una in campo e una fuori. Perché quando subentrano l’arroganza e la frustrazione, significa che il resto scricchiola parecchio.

Il momento non è dei migliori, ma un pizzico di umiltà in più riuscirebbe almeno a salvare il lato umano di questo periodo sportivo deprimente. Forse.

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