DIMETTENDOSI CI HA INSEGNATO IL SERVIZIO, RINNEGANDO IL POTERE

Nell’ultimo giorno dell’anno muore il Papa emerito. Sarà una strana, in qualche modo, inquietante coincidenza che molti faranno notare. Questo accumulo di eventi conclusivi impressiona comunque. Lo so di rischiare una specie di enfasi simbolica. Ma è proprio il senso acuto di qualcosa che finisce. Ma cosa?, mi chiedo.

Non so neppure io rispondere con chiarezza. Nel grande arco della storia della Chiesa ci sono stati, per cinquecento anni, soltanto papi italiani, poi è arrivato il Papa polacco, poi il Papa tedesco. Poi il Papa argentino. Nel giro di qualche decennio, con la figura centrale della Chiesa cattolica, si è passati dal Nord al Sud del mondo. Le figure dei Papi hanno segnato un itinerario: da questa parte del mondo, il “nostro” mondo dove la Chiesa cattolica (e le altre Chiese cristiane con lei) sta rimpicciolendosi, fino a dare l’impressione, qua e là, in Europa e nel Nord America, di scomparire, ai nuovi mondi, dell’Africa e del Sud America. Soprattutto in alcuni paesi dell’Africa subsahariana la Chiesa cattolica conosce una vitalità che ha smarrito da noi.

La morte di Papa Ratzinger sembra essere una specie di presa d’atto, un punto finale. È finita un’epoca della Chiesa. Si spera – si può solo sperare – che ne nasca un’altra, nuova.

Papa Ratzinger è stato un teologo importante, prima, e lo è rimasto anche dopo, da Papa. La Chiesa cattolica è stata sempre affascinata dalla possibilità di dare pensiero al Vangelo, di farlo diventare parola comprensibile agli uomini dei vari tempi storici che la Chiesa ha dovuto attraversare. Ma è sempre stata un’impresa difficile. I documenti dei Papi sono spesso impegnativi e pochi li leggono. I documenti di Papa Ratzinger erano di una straordinaria finezza teologica, degna del personaggio. E, in ogni caso, i documenti, anche i più profondi e i più raffinati, non bastano. La Chiesa è chiamata a vivere ciò che insegna. Il Papa non basta e non bastano neppure i suoi documenti. O la Chiesa è questa vasta fraternità, dove conta il servizio e non il potere, questa forma inattesa di vita, o non è.

Intanto però papa Ratzinger ha contribuito a questa coscienza, in maniera paradossale, con il gesto coraggioso e rivoluzionario delle sue dimissioni. Un gesto “servizievole”, che ha posto fine a un potere.

E questo, in qualche modo, finirà per dare un senso più profondo agli stessi importanti documenti del suo pontificato.

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