Lmdv, cioè la “family company” di Leonardo Maria Del Vecchio (è il suo acronimo), fa l’occhiolino neanche tanto dissimulato alla company francese molto più famosa, LVMH, che non ha bisogno certo di presentazioni. Il settore è quello: il super lusso per pochi, le esperienze di consumo esclusive.
L’ultimo colpo della società del barbuto 29enne, quarto dei sei figli di Leonardo del Vecchio, l’illuminato imprenditore e fondatore di Luxottica e poi di EssilorLuxottica, è l’acquisto del Twiga di Briatore. Non solo il famoso beach club di Forte dei Marmi, dove il modaiolo agé Flavio impartisce lezioni di stile a chiunque, ma anche altri tre ristoranti, tra cui il Billionaire. Sì, anche il tempio dei Vip in Sardegna sarà ribattezzato Twiga per l’occasione.
Insomma, se non abbiamo ancora capito, basta leggere le parole (qualunque cosa vogliano dire) dell’entusiasta e rampante amministratore delegato della family company, Marco Talarico: “Lmdv ha una visione ambiziosa che sta ridefinendo gli standard dell’ospitalità. Ristorazione, intrattenimento e lifestyle si fondono per creare destinazioni iconiche, in grado di dettare tendenze e attrarre un pubblico internazionale”. Sempre lui si affretta a spiegare che in soli 18 mesi la nuova società ha investito 200 milioni (di Leonardo Maria, il buon papà) in acquisizioni di marchi italiani famosi, tra cui anche l’acqua Fiuggi, e questo è solo l’inizio. Di cosa esattamente, però? Di come spendere i capitali ereditati dal padre negli sfizi trendy del momento? Una visione (qualunque cosa voglia dire) o la pulsione di un ragazzo ricco che non sa come passare il tempo?
Quello su cui scommetterei è il fastidio che proverà Leonardo senior ovunque sia adesso, il cui principio guida per gestire le aziende è sempre stato quello di non nominare mai nessuno dei suoi figli come manager, perché non li avrebbe mai potuti licenziare nei momenti difficili. Infatti, si è affidato a Francesco Milleri, una persona esterna alla famiglia che lo ha sempre seguito e con cui ha condiviso sogni, sfide e nuove imprese, tanto da lasciargli il potere totale al momento della scomparsa.
Quanto ha avuto ragione, leggendo le ultime gesta del rampollo dalle idee brillanti. Intanto, l’astuto Briatore si starà fregando le mani, perché dove lo trovava uno che investe più di 50 milioni nelle sue strutture non più in auge come una volta, oserei dire in decadenza netta. Ho paura che dare lustro a questi marchi italiani, come dice l’euforico manager Talarico, possa attirare sì una clientela internazionale, ma probabilmente quella cafona e caciarona che vediamo in giro per l’Italia con abbondanza di contanti: un quadretto piuttosto desolante, altro che ridefinire gli standard.
Torniamo alle cose più serie, cioè al papà Leonardo, orfano di nascita. Lui è ricordato non solo per aver trasformato Agordo, un piccolo paesino in provincia di Belluno, fin dal 1961, nella capitale mondiale dell’occhiale, dando lavoro a oltre 12.000 persone. Non solo perché ha immaginato una delle più grandi fusioni con il colosso francese Essilor con un’idea semplice, ma come sempre di quelle vincenti: Luxottica esperta di montature di occhiali, Essilor esperta di lenti, quale migliore sinergia per far nascere un colosso da 26 miliardi di fatturato.
Ma Leonardo il Grande, per intenderci della stessa statura morale di un Adriano Olivetti, sarà ricordato per l’attenzione e la cura che aveva per i suoi lavoratori e le sue persone. Cito i casi più eclatanti. Paga i trasporti agli operai da casa al lavoro e viceversa, regala le vacanze studio ai dipendenti, garantisce l’asilo nido ai più piccoli, offre un bonus spesa per le famiglie, inventa il “patto generazionale”, cioè 100 dipendenti Luxottica a tre anni dalla pensione possono chiedere il part time al 50% senza alcuna incidenza sulla pensione, assumendo altrettanti giovani a tempo indeterminato. Al compimento degli 80 anni, regala ai dipendenti 9 milioni di euro in azioni. La sua eredità etica e umanitaria continua anche oggi: avviata in fase sperimentale l’anno scorso la settimana corta a parità di salario, quest’anno l’adesione è raddoppiata e l’azienda è ancora all’avanguardia sui temi del welfare. Milleri porta avanti con fedeltà e lealtà i dettami del fondatore.
Suo figlio, Lmdv, per cosa sarà ricordato, invece? Per aver cambiato il Billionaire in Twiga? Per dare soldi ai ricchi? Per collezionare destinazioni iconiche (qualunque cosa voglia dire)?
Una distanza tra padre e figlio non può essere più grande: bisogna solo sperare che la gente non li confonda mai e non si faccia abbagliare dai piani ad effetto del giovane ereditiere. Il cui vero colpo di genio, dopo tutto, è giocare alla grande con i soldi del papà.
Buon giorno Magri,
molto bene, quindi secondo Lei chi eredita ricchezza non ha diritto di investirla come crede, dovrebbe solo pentirsi per il “grande peccato” distribuendo denaro.
Non opera nell’azienda paterna, ma non può costruirsi un percorso lavorativo personale perché quello del genitore sarà sempre migliore, ai dipendenti del padre servizi e agevolazioni, a quelli del figlio tanta fatica e pochi soldi …
E’ il quarto di sei figli, lui come immagino gli altri sta provando a immaginarsi una vita, certo decisamente gradevole per merito di papà, ma lasciamo che tra qualche anno siano i bilanci e i dipendenti del Twiga a parlare …
Cordialmente
oreste cirelli