Una volta, qui, era tutta omertà. Adesso non c’è rimasto più niente. Non si trova un picciotto decente neanche a pagarlo. E pagarlo poi con cosa?
“A campare con la panetta di fumo, così siamo ridotti” dice, al telefono, il capomafia di Brancaccio, Palermo, Giancarlo Romano.
Insomma, la mafia è ridotta male, è in crisi, una volta muoveva montagne (di droga e di denaro), oggi si accontenta di briciole. Non più Cosa Nostra, ma Robetta Nostra, Avanzi Nostri. E lo dicono, nelle intercettazioni, gli stessi mafiosi che, per sopraggiunta, si lamentano del “livello basso” dei nuovi accoliti: “Al primo arresto”, lamentano, “si fanno subito pentiti”.
Solo le forze dell’ordine e la magistratura non considerano la mafia come un fenomeno ormai al lumicino; al contrario, proseguono con le indagini, le inchieste. E gli arresti: 181 persone arrestate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Segno che il “business” continua anche se, come sostiene Romano, soltanto a colpi di “panette”. Le “persone di una volta”, ha aggiunto, “quelli che disgraziatamente sono finiti in galera per tutta la vita, ma che parlavano della panetta di fumo? Se ti dovevano fare un discorso di fumo te lo facevano perché doveva arrivare una nave piena”.
Il ritratto, sia pure abbozzato, che esce dalle intercettazioni raccolte durante l’inchiesta descrive una mafia ancora spietata e ingegnosa – a quanto pare i boss riuscivano a gestire traffici ed estorsioni direttamente dal carcere facendo uso di microsim e cellulari criptati –, ma inevitabilmente in declino, immersa in un clima da basso impero, contagiata dal disfacimento del tessuto di quella società, la nostra, di cui rappresenta in qualche modo l’identico opposto.
Se l’organismo ospite soffre, di conseguenza anche il parassita ne risentirà. E dunque al telefono i boss si lamentano delle nuove reclute, così come farebbero i titolari di ristoranti e gelaterie: i giovani sono svogliati, poco motivati, il sabato e la domenica non c’è modo di convincerli a incaprettare qualcuno.
E i giovani, da parte loro, probabilmente si lamentano che Cosa Nostra non dà più sicurezze economiche, né può considerarsi piedistallo di grandi ambizioni. Un lavoro come un altro, dunque, in tutto e per tutto affine al mondo del lavoro normale, ormai fluido e precario. Addirittura sarà forse possibile barcamenarsi tra i due ambiti per arrotondare le entrate mensili. Qualche mezza giornata a rifornire gli scaffali della Lidl e qualche pomeriggio dedicato alle estorsioni. Il tutto senza attaccamento, ambizione e senza necessità di giuramenti per la vita. Codice a barre, insomma, altro che codice d’onore.
“La mafia è un fenomeno umano”, ebbe a dire il giudice Giovanni Falcone, “e come tutti i fenomeni umani ha un principio, un’evoluzione e avrà anche una fine”.
Nell’intercettazione di Giancarlo Romano cogliamo forse il segnale che quella del giudice fu una profezia azzeccata. Il che sarebbe una bella notizia. Resta solo da evitare che, continuando a procedere di pari passo, la fine della mafia non coincida con quella della società intera.