Capitan futuro è già passato. Calcio capitale, Daniele De Rossi viene licenziato mentre si preparava ad indossare la tuta e a calzare gli scarpini (sostantivo ignobile) per l’allenamento di Trigoria.
L’ultima cena, di martedì sera, gli è costata carissima. La cosiddetta cultura yankee non ha soluzioni, o ti spara o ti liquida, per fortuna di Daniele è stata scelta la seconda soluzione con un comunicato di poche righe e nemmeno volemose bene, fine delle trasmissioni. Un modo elegante e raffinato per chiudere i rapporti, agli americani Friedkin non deve essere piaciuta l’amicizia quotidiana tra De Rossi e Totti, il quale in un’intervista rilasciata al Messaggero ha preannunciato al collega la stessa fine riservata a José Mourinho.
La Roma connection non è stata gradita e dunque De Rossi è stato fired, bruciato, fuori. In verità lui ci aveva messo del suo, mai ‘na gioia, quattro partite e punti tre, ‘na miseria, mormorii nel rettilario che è lo spogliatoio romanista, più jene che lupacchiotti, un bell’ambientino. De Rossi ha provato a cambiare, per dimostrare di essere fatto di sangue giallorosso si è fatto anche espellere a Genova, niente, ormai era fatta.
I Friedkin hanno agganciato un paio di disoccupati disponibili, Pioli era già sui cammelli, Tuchel ha detto no, Allegri conferma di essere un pigro ai massimi, Sarri ha atteso invano che squillasse il telefono. La scelta è caduta su Juric, un croato di quelli tostissimi, ama la musica metallara, è un tagliagola, almeno a parole, come hanno dimostrato immagini di bordo campo verso il collega Italiano, bestemmia, è dunque ideale in vista del Giubileo. Grazie Roma.