DALLA PARTE DI RADU

In fondo è stata una cantada, come usano dire gli spagnoli.

Gianandrea Radu, rumeno, ho tradotto i due nomi di battesimo (Ionut Andrei) per avvicinarlo di più alla cara famiglia italiana, ha asciugato le lacrime e è andato a coricarsi ben sapendo che di lui si parlerà e si scriverà a lungo.

Smemorati. Quante di queste papere avete visto nella vostra vita di guardoni?

Basterebbe quest’ultima settimana, Buffon, Meret, De Gregorio, Consigli ma l’ultimo, Radu Ionut ha rotto tutte le vetrine del Paese perché è valso la sconfitta dei campioni d’Italia, cosa imprevista, inaudita perché accaduta, contro il Bologna, nella partita attesa da sempre. E pazienza se comunque l’Inter stava comunque pareggiando, cioè comunque perdendo lo scudetto.

Radu ha sbagliato, stop, fine della trasmissione, fossi Inzaghi lo confermerei a Udine domenica prossima, il ragazzo è stato già condannato dal campo e castigato dalla stampa e dai tifosi, perché, dunque, dovrebbe essere bocciato dal suo datore di lavoro?

Radu e altri dieci, questa la formazione, questa la risposta migliore ma improbabile, anzi impossibile da realizzare.

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