di MARIO SCHIANI – In Lombardia, dunque, tutti con le mascherine all’aperto ancora per 15 giorni. Fontana, che all’inizio ebbe qualche difficoltà a indossare la mascherina – ricorderete forse il video che lo immortalò nel tentativo di infilarsela dalla sommità del capo -, ora non vuole più separarsene: fino al 14 luglio lui e i lombardi dovranno ancora adottare questa “precauzione”, come la ha definita, “nonostante il caldo che fa”. “I virologi – ha aggiunto Fontana – dicono che non è ancora il momento di trascurare certe misure di sicurezza e la mascherina è la più importante di tutte”.
Sentiamo già i mugugni di tanti lombardi, per quanto le mascherine li lascino filtrare, ma non sembra il caso di metterci di traverso proprio ora. Semmai, è consentita una riflessione sul senso decrescente delle varie ordinanze e degli specifici divieti i quali, di volta in volta, vengono sempre più stancamente imposti e allentati, confermati e risagomati.
Non ricordo più a che fase siamo arrivati dell’insana maledetta faccenda legata al Coronavirus, ma mi sembra di poter dire che non siamo più al punto in cui si poteva sperare di andare avanti a colpi di editti, grida, divieti e contravvenzioni. Non perché alcune limitazioni non siano ragionevoli – e la proroga sulle mascherine che sta per essere annunciata in Lombardia è molto probabilmente tra queste – ma perché con gli altolà, le sbarre, i coprifuoco e il pugno di ferro si gestiscono le fasi di emergenza, non la quotidianità verso la quale tutti, ormai, ci sentiamo avviati. Dovremo dunque mettere in pratica le belle parole sull’“imparare a convivere con il virus” che abbiamo sentito ripetere alla nausea. Fino a oggi, non ci è stato necessario imparare niente o quasi: settimane fa eravamo obbligati a starcene in casa, ora possiamo muoverci ma ancora sentiamo l’occhio vigile dell’autorità sulle nuche. Da domani o dopodomani al massimo, tutto dovrà essere diverso: alle ordinanze dovranno subentrare le responsabilità individuali e alle sanzioni il richiamo della coscienza.
La vita di tutti i giorni non è regolata dalle leggi quanto dalle consuetudini, non procede tanto per obblighi quanto per convenienze e ragionevolezza. Le nuove convenienze dovranno quindi essere regolate sul virus, ci piaccia o no. In alcune situazioni non potremo evitare di indossare la mascherina. Non farlo sarebbe come presentarsi in ufficio senza pantaloni o senza gonna, cosa ammessa solo in particolari tipi di uffici.
Insomma: non potrà sempre esserci un governatore a dirci per quanto dobbiamo tempo ancora dobbiamo stare a distanza, metterci la mascherina e con che frequenza cambiarci le mutande. Non solo non potrà esserci: neanche vogliamo che ci sia. Perché siamo adulti, ragionevoli e ci rispettiamo l’un altro. O no?