DAL NOSTRO INVIATO A SANREMO BOLGIA

Volare ci accoglie e ci trasporta nel blu dipinto di blu, con le onde che corrono e si confondono tra una via e un corso, tra una piazza e un caruggio. Sanremo fa il pieno di ascolti e di visitatori, radio e tivù non passano altro, da questa cittadina dei fiori passano musica e musicanti. Baristi fermati per farsi scattare una foto, selfie con un sosia di, poi se ci scappa un Achille Lauro – quello vero – che fa capolino da un NCC prima di scomparire tra i vetri fumé di un van che fa tanto vamp e lascia delusi i fans, va bene lo stesso.

Sanremo esplode. Mai così tanti nella settimana della musica che è ormai quella della moda, dei modi e dei Modà. È il festival della musica e degli artisti di strada, tutti impegnati a gridare qualcosa cantando qualcosa a qualcuno tanto per farsi notare, per farsi ascoltare, ma in questa bolgia è già molto che si accorgano che ci sei. Volaaaareeee ooohhh ohhhh, cantareeeee ooohhh.

Tutti carenati, pettinati e tatuati, truccati in questa settimana della musica che è molto carnevale, che è molto ballo in maschera, fuori salone, che è molto ballo con tutta questa musica che si fonde e si diffonde ad ogni passo. Settimana della musica e del mobile, anche se qui tutto è in movimento o almeno vorrebbe esserlo, perché le strade sono troppo strette per accogliere tutti, per poter andare avanti.

Tutti in surplace, come sospesi ad ascoltare una canzone, che mi prende e mi accompagna in una danza che non so ballare, ma ne conosco i passi perché c’è chi mi accompagna. E allora tutti in coda. In fila per due e per tre: c’è da prendere la cioccolata alla Novi e poi l’omaggino di radio 105 e RTL. Cantano Mengoni e i Ricchi e Poveri, Mango padre e figlia. E poi ecco chi intona “Uomini soli”, anche se in questo giovedì italiano la solitudine è l’unica ad essere rimasta a casa.

Gira la testa, musica che ci accompagna e ci rincorre, ci anticipa e si intrappone. Bolgia infernale: mannaggia, volevo andare da Lisa scarpe, ma qui è tutto un controllo e per trovare un varco devi superare i varchi. Siamo circondati dalla musica che ci gira intorno e da transenne che non ci lasciano via di fuga. Elodie l’aspettano, così come Clara e Rose Villain. Per lei, la fatina turchina, la top model dai capelli color dei Puffi, la miglior pasticceria di Sanremo, la San Romolo di via Carli, ha persino cambiato nome. Per l’occasione sembra la casa dei Puffi, con quel colore azzurro dedicato a Rose, anche se io mi gusto un impagabile Monte Bianco. Tutto azzurro come i capelli di Rose, la fata “si ‘na pret” del Festival. Un caffè interamente dedicato a lei, con tanto di corner per comprare i suoi gadget ufficiali e una serie di prodotti targati Alpro, società belga specializzata in prodotti biologici, ecologici e non geneticamente modificati che fanno tanto tendenza e che per questa ragazza hanno apparecchiato i tavoli. Per gli astanti c’è ogni ben di dio, anche un “alproccino”, un cappuccino al latte di mandorla senza lattosio. Evviva il marketing, evviva i villani.

Mi scappa. Non di cantare, ma semplicemente mi scappa…. Sul lungomare vedo un cabinotto azzurro cielo con una grande scritta Battito. Busso: è un cubo vuoto, con un pulsante. Se lo pigi esce il battito di Fedez a tutto volume. Esco spedito.

Attorno a me dei ragazzi hanno appena intonato l’Italiano di Toto Cutugno. La cantano felici come nemmeno Toto. Per loro è un inno nazionale. E forse lo è per davvero.

Tutti in surplace, come sospesi ad ascoltare una canzone, che ci prende e mi accompagna in una danza che non so ballare, ma ne conosco i passi perché c’è chi mi accompagna. La tengo per mano: sarà perché ti amo è la nuova canzone che intonano dei ragazzi che sono l’immagine della felicità.

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