Il ricordo del martirio di suor Maria Laura Mainetti ripropone un tema conturbante: la strana propensione del cristianesimo al martirio. I cristiani hanno ucciso anche loro, spesso, nei secoli passati e, spesso, in nome della loro fede. Ma, col passare del tempo, si ha l’impressione che i cristiani abbiano progressivamente “disimparato” ad uccidere mentre sono aumentate le violenze contro di loro.
Secondo il Rapporto sulla persecuzione anti-cristiana nel mondo, pubblicato dalla ong Porte Aperte, l’ultima volta a gennaio 2020, nel 2019 2.983 cristiani sono stati uccisi per cause legate alla loro fede, così come oltre 9.400 chiese (ed edifici connessi) sono stati attaccati, demoliti o chiusi. I rapimenti di cristiani sono stati 1.052 e sono state 5.294 le case e i negozi attaccati. La cosa non consola molto se si ricorda che il maggior numero di quei morti è avvenuto in Nigeria. Da ricordare, semmai, che la Nigeria e altri paesi dell’Africa subsahariana stanno avviandosi ad essere i paesi con il maggior numero di credenti cristiani – con prevalenza di cattolici – nel mondo intero.
Dunque: i cristiani non uccidono e non perseguitano più nessuno e continuano a essere uccisi e perseguitati. La cosa non è nuova. La Lettera a Diogneto, antichisssimo documento (seconda metà del secondo secolo), dice dei cristiani: “Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell’odio”.
È strano questo odio, anche perché rivolto a una minoranza che, oggi, conta sempre di meno. Forse si sta configurando sempre più nettamente, per i cristiani, una situazione da capro espiatorio.
René Girard, il celebre antropologo morto nel 2015, ha studiato per tutta la vita il fenomeno della violenza. Nei suoi studi ha fatto notare ripetutamente che, in tutte le culture umane, il capro espiatorio assolve al suo compito se, in una determinata comunità, tutti si mettono d’accordo nel dire che è colpevole. E l’unica ragione per la quale il capro espiatorio viene ucciso è proprio questa: che quelli che lo uccidono si sono messi d’accordo nel dire che è colpevole. Ma non è detto che lo sia. Anzi, di solito, non lo è. O lo è molto di meno di quanto proclamato dagli uccisori. I cristiani sono sempre più capro espiatorio esemplare perché esistono sempre meno motivi per ucciderli. I persecutori di oggi, come quelli del secondo secolo, “non saprebbero dire il motivo dell’odio”.
Suor Mainetti è stata uccisa dalle tre ragazze “per noia”, cioè senza motivo. Ma non è successo e non succede solo per suor Mainetti e non succede solo quando ci scappa il morto, ma anche per molte altre accuse che vengono fatte ai credenti, talvolta vere, ma spesso spropositate rispetto alle colpe.
Il cerchio poi si chiude in maniera perfetta quando una sempre forte opinione pubblica reagisce male nel momento in cui si fanno notare queste anomalie: si sente fastidio se qualcuno “difende la Chiesa o i preti”… Preti e Chiesa quindi sono rimasti senza difensori. Gli unici difensori sono loro stessi, ma lo devono fare sotto voce, altrimenti la loro autodifesa diventa un nuovo motivo di accusa.
Post scriptum. Ho difeso gli indifendibili. Non dovevo farlo. Mi rendo conto che, nel mio piccolo, ho offerto materia all’accusa.