CREDEVAMO FOSSERO NARCISISTI I VIROLOGI, POI SONO ARRIVATI I GENI DELLA GUERRA

Durante la pandemia abbiamo maturato la convinzione, suffragata dai fatti, che i virologi fossero una categoria di narcisisti: quanto mai vanitosi, petulanti e mettiamoci pure invidiosi (l’uno dell’altro), pronti ad attaccar briga a ogni pretesto.

Ancora non avevamo conosciuto gli strateghi militari, ovvero gli esperti di geopolitica.

La ricerca da parte televisiva dell’esperto da sbattere nel talk show temo finisca per smuovere quel fertile terreno nel quale maturano, come grosse rape, personalità dalle forme mostruose, malate di gigantismo. Basta tirare l’estremità di un ciuffo di vegetazione ed ecco che l’aiuola dell’esperto assicura abbondanti raccolti di Napoleoni e Giulio Cesari, ognuno con la sua certezza luccicante al sole come baionetta inastata e mai un “forse” o un “sembrerebbe che” a inquinarne l’enciclopedico sapere.

Professori, generali, giornalisti di settore, blogger e inviati: tutti a spostare divisioni sullo scacchiere geopolitico come fossero le pedine del Monopoli – o meglio ancora i carrarmati del Risiko -, tutti sicurissimi delle intenzioni, specie quelle più recondite, dei leader mondiali, da Putin a Erdogan, come se avessero alloggiato per mesi nella loro testa invece che al Four Seasons. Prima che arrivi l’intermezzo della pubblicità, hanno risagomato i confini dell’Ucraina, spostato la Crimea qualche chilometro più in là, incoronato Bertolaso commissario straordinario per il Donbass, stabilito chi sarà il successore di Xi e prescritto a Biden una cura miracolosa per l’Alzheimer. Gengis Khan in persona, li avesse avuti come consiglieri, sarebbe sbottato: “Calma professore: una razzia alla volta, per carità!”

Saranno i riflettori, le telecamere, il tono ossequioso con cui i presentatori tv elencano i loro titoli professionali, sarà proprio la formula del dibattito televisivo che costringe alla semplificazione e, anzi, aizza al duello scabro, a mani nude, ma la burbanza e la presunzione di chi serve, nel dopocena italiano, un così disinvolto dessert di elucubrazioni apocalittiche lascia sconcertati.

Viene il sospetto che questa non sia che la punta dell’iceberg. Chissà quanti esperti giacciono negli ubertosi terreni nella Penisola come gemme preziose pronte per essere scoperte e portate alla luce. Sapevamo che, in Italia, per tradizione tutti fanno in realtà un secondo lavoro (il primo essendo, come si sa, quello di commissario tecnico della Nazionale); scopriamo che la messe è molto più ricca. Ieri i virologi, oggi gli strateghi, domani chissà. Quanti esperti attendono impazienti la loro occasione? Fisici nucleari, ingegneri navali, esperti delle comunicazioni satellitari, maghi delle nanotecnologie, geologi ai quali manca solo il Nobel: le possibilità sono infinite. Condizione unica per il successo (da sottolineare nel curriculum vitae), una faccia tosta perfetta, assoluta, impermeabile al ridicolo e alla vergogna.

In questi giorni abbiamo sentito esperti capaci di ridefinire la Nato nel tempo che ci vuole a consumare un crème caramel e generali aumentare il budget per la difesa con il tono di chi, durante l’assemblea di condominio, esiga la manutenzione straordinaria della caldaia, e contare le testate nucleari della Russia come fossero le pillole per la pressione rimaste nel blister.

Ebbene, a me fanno un po’ paura questi dispensatori di certezze, esibiti in pubblico per riempire di assoluto i vuoti delle nostre paure. Qualcuno che dica “non so” o “non è detto che” a me personalmente farebbe piacere sentirlo. Almeno saprei che, se non altro, siamo in due a non capirci una mazza.

 

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