Lo ha rivelato lo stesso presidente Usa al giornalista del caso Watergate, Bob Woodward: all’inizio di febbraio, Trump ha detto a Woodward che sapeva quanto fosse mortale il virus e, a marzo, ha ammesso di aver tenuto nascosta quella conoscenza al pubblico: “Volevo sempre minimizzare”, ha detto Trump a Woodward il 19 marzo, anche se giorni prima aveva dichiarato un’emergenza nazionale a causa del virus. “E preferisco ancora sminuire, perché non voglio creare panico”.
Perfetto (si fa per dire). Indignazione globale, sacrosanti anatemi dei commentatori. Biden, sfidante di Trump alle elezioni: “Disgustoso”. Woodward, autore del libro uscito ieri che contiene i suoi colloqui di febbraio con Trump: “Un crimine contro l’umanità”.
E quindi, ripeto, adesso ho capito che cos’è peggio tra il silenzio imposto in Italia dai componenti del Comitato Tecnico Scientifico sullo tsunami virale che ci stava per travolgere a metà febbraio, e il silenzio dell’italiano medio che fa scivolare via una cosa di tale gravità. Non ho più dubbi: è peggio il secondo.
Perché gli esperti del CTS e il governo italiano che a metà febbraio sapevano perfettamente che cosa sarebbe successo e hanno imposto il silenzio e il segreto, si sono comportati esattamente come Trump e come il governo cinese. Quindi, sono coerenti con un certo sistema. Il silenzio dell’italiano medio, invece, è figlio del vento: si alza e si abbassa a seconda del capriccio. La Cina nasconde il virus ai cinesi? “Vergogna”. L’Italia nasconde il virus agli italiani? Silenzio. Gli Usa nascondono il virus? “Doppia vergogna”.
E allora, il peggio siamo noi. Noi italiani che ci meritiamo tutto questo: la Cina, Trump e soprattutto il nostro Comitato Tecnico Scientifico e il nostro governo. Siamo noi che dobbiamo vergognarci, non loro.
P.s.: Una menzione a parte per un mito del giornalismo, Bob Woodward, il quale il 7 febbraio registra il colloquio con Trump che gli rivela come il mondo stia per essere investito da una pandemia, e si tiene nel cassetto questa notizia per usarla sette mesi dopo in un libro, a ridosso delle elezioni americane. Bob, sia detto con tutta l’ammirazione di un collega invidioso: fai un po’ schifo pure tu.