COVID, SUI DISABILI GLI INCAPACI SI SONO ACCANITI

di JOHNNY RONCALLI – In principio fu il COVID. Non che i centri per disabili se ne siano accorti, a dire il vero. Le Famiglie se ne sono accorte, ma ats, regione,  comuni, intendenze no. Tutti in minuscolo, è il minimo.

Aperti fino allo stremo. Gli altri no, gli altri sono meno resistenti, sono meno abituati a tirare fuori il carattere, e allora gli altri chiudano subito, di corsa, poveri. Evito di includere i calciatori per non innescare vittimismi deontologici. Poveri.

In mezzo fu ancora il COVID. Nulla c’è da dire perché nulla è successo. Qualche decesso, che sarà mai, la disperazione e l’esasperazione delle Famiglie, che sarà mai, ordinaria amministrazione. Gli amministratori però sono sempre gli stessi. La dimenticanza, né più né meno. Che sarà mai.

Alla fine fu ancora il COVID. Siccome nel mezzo nessuno si è premurato di tenere le pulsazioni e misurare la pressione, nessuno si aspetta nulla. Nulla di buono, comunque. Il poco di buono viene da chi ci lavora con i disabili, anche se trovo offensivo in questo caso il verbo lavorare. Chi vive con loro, lo trovo più rispettoso, per tutti. Cooperative, Associazioni, Educatori, e le Famiglie, ancora una volta.

Si riparte, no aspettate. Cominciamo, dai, qualche chiamata, qualche videochiamata, qualche piccola attività online, qualche passeggiata. Test? Tamponi? No, per ora no, aspettate, aspettiamo.

Poi si riparte. Calma, prima i test e poi, se il caso, i tamponi. Ah, ecco, mi pareva. Mi raccomando il preavviso, abbiamo bisogno di saperlo con un certo anticipo, per molte persone un prelievo del sangue non è uno scherzo, il tampone neppure, forse peggio. Naturalmente il preavviso giunge il giorno prima. È che sanno che siamo bravi e abbiamo le palle. E allora si divertono a metterci alla prova.

Poi il test sierologico, ovviamente in condizioni non familiari. Qualcuno bene, qualcuno così così, qualcuno male. In generale la considerazione più intelligente viene dall’infermiera Sara, incaricata di eseguire i prelievi: “Ma non sarebbe stato più sensato se fossimo venuti noi da voi?”. Non rispondo alle provocazioni. Ma vorrei tanto dare sfogo al più sfrenato turpiloquio. Il mio ideale abbraccio all’infermiera Sara. regione, comune, ats, rigorosamente in minuscolo, ne faranno a meno. Non soffriranno, ne sono certo.

E poi l’esito. Quando arriva? Come arriva? Anche noi, che palle con questa storia della prevedibilità. Arriva quando arriva. Giusto, è che ingenui si nasce e ingenui si muore, non c’è vaccino.

“Buongiorno, la chiamo per dirle che domani alle 9.40 dovrebbe presentarsi per il tampone”. In che senso, uno dice, non è che prima dovrei conoscere l’esito del test? “Ma come, non ha ricevuto la comunicazione?”. Bisogna presumere: se mi chiamano per il tampone, significa che mi hanno trovato gli anticorpi, dunque ho avuto il COVID. E tante grazie per il garbo.

No, certo che la comunicazione ufficiale – e rispettosa – non l’ho ricevuta. E come me altri. Per non parlare dei disguidi per casi di omonimia.

Risparmio l’ulteriore baraonda della quale sono triste testimone. Ecco, io risparmio il resto, lo facciamo tutti quanti, risparmiamo un sacco, siamo ormai ricchissimi.

La nostra moneta però continua a essere fuori corso.

Un pensiero su “COVID, SUI DISABILI GLI INCAPACI SI SONO ACCANITI

  1. Cristiano Gatti dice:

    Caro Johnny Roncalli, il tuo articolo ha un solo difetto, meglio, corre un solo rischio: che la gente comune lo prenda e lo collochi subito sbrigativamente nel settore lamentele&vittimismi del settore sfortunati. In realtà buona parte di questo mondo disgraziato è proprio così, piagnone a prescindere, anche quando le cose funzionano.
    Ma posso testimoniare che non è questo il caso. Il Covid ha davvero infierito sul mondo della disabilità. I cosiddetti enti preposti si sono prima disinteressati del problema, che più di tanti altri ha bisogno invece di tanta attenzione, e quando si sono interessati l’hanno fatto in modo maldestro, irriguardoso, più per mettere a posto la propria coscienza sporca che per tendere una mano ai più fragili.
    Per fortuna, grazie al Cielo, questi presunti fragili si dimostrano sempre meno fragili del previsto. Anzi, più forti dei sedicenti normali. E allora, se anche questa volta ne verranno fuori, in qualche modo, quanto meno non dovranno dire grazie a nessuno. Solo a se stessi.

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