COVID INSABBIATO COME IN CINA, NESSUNO S’INDIGNA

di ARIO GERVASUTTI – Non so che cosa sia peggio: se il silenzio imposto dagli autorevoli (si fa per dire) componenti del Comitato Tecnico Scientifico allo tsunami virale che ci stava per travolgere a metà febbraio, o il silenzio dell’italiano medio che fa scivolare via una cosa di tale gravità.

Ricapitolo per i distratti: a fine gennaio il governo, allarmato dalle notizie che cominciano ad arrivare dalla Cina, dove un focolaio di uno strano virus sta facendo disastri, istituisce un Comitato Tecnico Scientifico con il compito di studiare la situazione, fare previsioni sulla sua evoluzione in Italia e suggerire i provvedimenti da prendere.

Ebbene, dopo sette mesi i verbali di quelle prime riunioni sono venuti alla luce e si sono scoperte cose gravissime. Per esempio, che già i primi giorni di febbraio agli autorevoli (si fa sempre per dire) esperti era chiaro che c’erano tre livelli possibili di rischio, e che la probabilità che all’Italia toccasse il terzo (e peggiore) livello erano altissime. E scrivono già tutto: serviranno posti in terapia intensiva, mascherine, indumenti chirurgici anti infezione, mobilitazione del personale medico, chiusura dei luoghi dove esploderà il focolaio. E che cosa fanno di fronte a questo scenario? Qual è la prima cosa che raccomandano? “Non parlatene con la stampa né con i governatori delle Regioni”. Segreto.

Gli italiani non devono sapere, non sono in grado di capire, non sono in grado di agire di conseguenza. Né loro, né i rappresentanti da loro eletti. Lo scopriranno con calma, a loro spese, 3-4 settimane dopo, quando a Codogno e a Vo’, i primi disgraziati vengono ricoverati in ospedali privi di indicazioni, di preallarmi, di protocolli, se non quelli autonomamente improvvisati proprio da quelle Regioni che niente dovevano sapere. Con il risultato che se in Veneto l’ospedale dove sono portati i primi contagiati viene sigillato nel giro di due ore – nessuno entra e nessuno esce, il paese di Vo’ isolato dal mondo – in Lombardia i malati vagano da un reparto all’altro, da una casa di riposo a una casa di cura e il virus sguazza.

Fin qui, la cronaca ormai diventata storia.

Ma è mai possibile che ora nessuno, a tre giorni dalla pubblicazione di quei verbali segretati, abbia ancora avuto un moto di indignazione? Di più, di ribellione? Davvero nessuno si rende conto che quello che è successo in Italia, nella democratica, evoluta e occidentale Italia, è esattamente identico a quel che è avvenuto nella retrograda, oscurata e comunista Cina? E’ necessario ripeterlo? Hanno nascosto la pandemia. Esattamente come hanno fatto i cinesi. E i fiumi d’inchiostro versati per denunciare la criminale condotta delle autorità di Wuhan e di Pechino, che hanno messo la sordina a quel che stava accadendo, adesso si dovrebbero riversare su quegli autorevoli (giova ripeterlo: si fa per dire) scienziati e matematici ed esperti che di fronte a quanto si profilava davanti agli occhi si sono comportati come quei ridicoli poliziotti dei film americani di serie B quando arrivano sul logo del delitto: “Tenete lontani i giornalisti” (che poi, sia detto per inciso: se un poliziotto arriva sul luogo del delitto dopo i giornalisti è meglio che cambi mestiere. Ma questa è un’altra storia: non si può pretendere la logica da un film di serie B).
E l’indignazione dovrebbe estendersi a un governo che ha scelto quegli autorevoli (convinti loro…) esperti e che anziché mandarli a quel paese e convocare immediatamente il Parlamento per spiegare pubblicamente al popolo quel che stava per succedere, li ha tenuti al loro posto reggendo il gioco.

Per 20 giorni. Tanto può durare un “segreto” in Italia. Meno che in Cina, peggio che in Cina.

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