COSI’ SA ESSERE CATTIVA LA BUROCRAZIA CON I DEBOLI

Riceviamo la copia della lettera inviata all’Inps da due coniugi di Sappada (Udine). Dopo averla letta, abbiamo contattato telefonicamente la sua autrice: in fondo alla lettera le dichiarazioni che ci ha reso.

“Alla cortese attenzione del dirigente Dottoressa Betto Anna Maria (DIRETTRICE INPS di Udine). Buongiorno, sono Chiara Santarossa moglie del vostro assistito Attilio Pachner il quale in data 28/05/2024 si è recato presso il Centro Medico Legale dell’Inps di Udine in Piazza XX Settembre, da me accompagnato in quanto non autonomo, per sottoporsi a visita per l’inabilità al lavoro a seguito di ‘ISCHEMIA CEREBELLARE SN E AL TROCO ENCEFALICO (IPOESTENSIONE DX ED EMISINDROME CEREBELLARE DX) DA DISSEZIONE VERTEBRALE SN SOTTOPOSTA A STETTIMG’ (febbraio 2024). Voglio descrivere nel dettaglio la surreale vista cui è stato sottoposto mio marito inizio descrivendo punto per punto l’accaduto.

Siamo stati accolti da una dottoressa e un dottore, abbiamo presentato tutta la documentazione richiesta via mail copia e originale: la dottoressa ci ha chiesto perché fossimo lì… (Volevo rispondere in malo modo ma essendo io persona educata ho evitato). Cercavo di spiegare la motivazione della nostra visita (richiesta di invalidità e accompagnamento) presso il centro, ma continuavo ad essere interrotta da domande inutili da parte della dottoressa quali la richiesta del documento d’identità (già presente nella documentazione da noi fornita, ma nemmeno visionata dall’addetto). Dopo una occhiata sommaria, senza notare quanto scritto nei referti che ponevano interrogativi seri da parte dei loro colleghi, sono passati alla cosiddetta ‘visita’.

Il signor Attilio di professione fa l’ottico, quindi ha bisogno di avere entrambe le mani che lavorano in sincronia, maneggiando oggetti molto piccoli, lavorando con il millimetro o decimo di millimetro. Quando fa controlli optometrici deve parlare e spiegare nel dettaglio le procedure, deve sostituire in modo veloce e sicuro le lenti nell’Oculus o occhiale di prova, deve stare in piedi a lungo durante queste procedure. Tutti questi aspetti non sono stati presi in considerazione, non ci hanno proprio ascoltati mentre si cercava di spiegare la complessità del lavoro: non si sono neppure presi la briga di vedere se riusciva a tenere in mano gli strumenti del suo lavoro (che previdentemente ci eravamo portati appresso) .

La visita si è dipanata così: ‘Sig. Attilio si alzi in piedi e chiuda gli occhi, non si preoccupi ci siamo noi’, ma Attilio ringraziando il cielo non ha grossi problemi di equilibrio. Nonostante ciò si stanca molto quando deve stare a lungo in piedi, ma nonostante cercassimo di spiegarlo non siamo stati ascoltati! In seguito, gli sono stati toccati i polpastrelli della mano, chiedendo: ‘Cosa sente?’ Risposta: “Scossette che ho sempre sentito, ma non riesco a sentire ciò che afferro’. Anche questa risposta non è stata presa in considerazione. In seguito, è stato chiesto ad Attilio di distendersi sul lettino e alzare il più possibile le gambe, prima la destra e poi la sinistra: l’osservazione del medico è stata: ‘Ottimo!’ (non sapendo che questa ‘abilità’ del paziente è dovuta dal fatto che prima dell’infortunio camminava circa 15Km al giorno, mentre spesso e volentieri si cimentava in delle impegnative pedalate con distanze che raggiungevano anche i 160Km e che prevedevano alte soglie di dislivello anche di 4000m, utilizzando una mountain bike senza la pedalata assistita).

Attilio aveva già dichiarato di non aver mai perso l’uso della gamba destra, ma aveva sottolineato la perdita di sensibilità e fluidità nei movimenti del braccio destro, altra affermazione caduta nel vuoto.

Poi sono passati ad ascoltare il cuore (paziente bradicardico) ritendendo che fosse tutto a posto. Se avessero letto la documentazione fornita, avrebbero saputo in anticipo che il cuore del paziente gode di totale salute come da loro valutato.

Adesso arriva il bello: è stato sottoposto a una seduta di psicoterapia, durante la quale la dottoressa continuava a sussurrargli di avere pazienza, di non abbattersi e che ci vorrà tempo, ma le prospettive di miglioramento ci sono… Infatti noi ci stiamo impegnando per migliorare la condizione di salute del paziente, facendo anche il sacrificio di guidare per un totale di 400Km ogni settimana per fare fisioterapia e terapia occupazionale presso l’ospedale Gervasutta di Udine. Dopo di ciò ha iniziato a citare esempi di suoi colleghi colpiti da ictus, dicendo che sono tornati al pieno svolgimento delle loro attività, senza però aggiungere che questi suoi colleghi non operano più e non hanno più il turno notturno in ospedale, quindi è come dire ad Attilio che potrà stare nel suo negozio (avviato 35 anni fa e punto di riferimento come ottico della zona e non solo…) a fare la bella statuina.

La differenza tra i colleghi della signora e mio marito è una: se lui non svolge a pieno tutte le sue mansioni chiude il negozio per mancanza di clienti, mentre i colleghi della signora possono continuare a lavorare anche se non possono svolgere completamente le loro mansioni, ma solo una parte.

Poi ha iniziato a proporci soluzioni alternative, come assumere degli stagisti, che potrebbe sembrare una buona idea, ma bisogna tenere in considerazione alcune problematiche serie come la necessità in primis di trovare stagisti disponibili (al momento un numero esiguo se non nullo), fornirgli un alloggio, infine il problema maggiore è il fatto che uno stagista, in quanto tale, non ha la capacità di “sostituire” al 100% Attilio e inoltre in caso di danni (involontari chiaramente) a una montatura del cliente nel tentativo di imparare il mestiere, siamo poi obbligati a ripagare il cliente di nostra tasca, quindi ulteriori spese.

(…) Per finire dove lo trovo un lavoratore stagionale? Il paese in cui viviamo e in cui è situata l’attività è una località turistica, quindi con ampia quantità di clientela durante i periodi appunto turistici, che poi cala nei periodi autunnali e primaverili. Tutte domande che la signora ha ignorato continuando a portare esempi banali e inutili al posto di visitare e capire perché eravamo li, la cosa più assurda è stata l’affermazione della dottoressa: ‘Perché siete venuti qua? E’ successo da poco, dovete avere pazienza’.

(…) Crediamo che questa assistenza serva proprio in questi casi, visto che Attilio è inabile ora e svolge un lavoro in cui le gambe (fortunatamente funzionanti) sono comunque importanti per svolgere le misurazioni optometriche, ma le MANI CHE NON FUNZIONANO sono totalmente INDISPENSABILI. Attilio ha 57 anni, ha sempre versato regolarmente tutti i contributi, adesso che ha bisogno di un aiuto momentaneo viene completamente ignorato da persone che non si sono minimamente preoccupate di vedere quale era il suo reale deficit, ma che lo hanno liquidato con un sorrisino ironico e una gentilezza falsa.

Alla fine di questo teatro mio marito era sfinito si reggeva in piedi a stento io mi sono permessa di dire che ci sembrava di essere andati li per chiedere la carità, è umiliante. Mi sono permessa solo ora di scriverle perché è stato veramente umiliante e mi auguro che altre persone non subiscano tale umiliazione. Inizialmente non ho voluto fare ciò che mi avevano consigliato di fare, ovvero rendere pubblica questa vicenda, ma mi sono fermata a lei augurandomi che possa bastare così.

In conclusione, non ritengo che la visita fatta per ricevere questa pensione di inabilità sia stata corretta, Attilio mantiene delle discrete, seppur limitate, capacità motorie ma gli mancano quelle necessarie a svolgere il suo lavoro, ovvero la possibilità di utilizzare strumenti di precisione, di conseguenza si trova in uno stato di EVIDENTE inabilità al lavoro.

Confido in un aiuto da parte sua nel prendere in considerazione ciò che è realmente giusto fare.

Cordiali saluti, Chiara Santarossa”.

Abbiamo poi contattato telefonicamente la signora Chiara per conoscere il seguito della vicenda: “Ai primi di luglio, ricevuta la mia lettera, la direttrice dell’INPS di Udine mi ha fatto chiamare dalla segretaria per scusarsi dell’accaduto, ringraziandomi per aver denunciato il fatto e per averla contattata”.

Dopo di che?

“Dopo di che, niente. Il 5 settembre siamo stati con mio marito dal medico legale per una visita molto seria, educata e professionale. Abbiamo affidato il ricorso all’ANMIC di Udine (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi Civili). Contiamo di ottenere almeno l’accompagnamento, mentre per il riconoscimento dell’inabilità staremo a vedere”.

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