COSA C’E’ DENTRO L’IMBOSCATA BULLISTA DI TRUMP

Personalmente continuo a preferire Donald Duck a Donald Trump, ma le simpatie elettorali del popolo americano vanno rispettate. E questi sono i risultati. Un po’ tonto chi si sorprende.

A noi europei manca sicuramente qualche pregio degli americani, ma rispetto al cinico fiuto per gli affari di Trump abbiamo un più marcato fiuto per le sfumature e per le furbate nascoste tra le sfumature. Allora: dell’osceno spettacolo dentro la Sala ovale, in cui Trump ha bullizzato in mondovisione un capo di stato (e comunque, come tutti i bulli, è atteso a esibizioni più probanti: ad esempio, così prepotente e muscolare magari con il presidente cinese, tanto per dirne uno a caso, altrimenti passa anche lui nella penosa categoria dei forti coi deboli e deboli coi forti), di quell’osceno spettacolo noi europei abbiamo quasi tutti capito chiaramente il senso reale.

Primo: era un’imboscata preparata a tavolino. All’inizio il tentativo simil-mansueto per vedere se Zelenky si arrendeva e concedeva tutto senza fare una piega, quindi giù la maschera di fronte alle comprensibili richieste di qualcosa in cambio, con il fedele pitbull Vance prontissimo ad accendere le micce nel momento concordato.

Ma poi c’è il vero nocciolo della questione. Ormai è chiaro a tutti (a parte Salvini, che continua a brindare per lo spaccone americano, ma a lui piacciono così, è pure putiniano, e chissà che non sia perchè li vede come vorrebbe essere, senza averne i mezzi), ormai è chiaro anche a chi non è sottile analista internazionale il corso della storia: in accordo con Putin, al quale lascia le sue ricche conquiste, magari spartendo più avanti il bottino, Trump vuole (pretende) di tenersi la parte buona dell’Ukraina (le terre rare), lasciando le grane agli europei. E se questo sia invidiabile genio per gli affari o bestiale mancanza di scrupoli morali ciascuno può deciderlo da solo.

Ancora una volta, il biondino Donald si conferma comunque uno spregiudicato affarista, un cinico commerciante coi controfiocchi. Però come tutti i draghi del mercato, ha bisogno di trovare dall’altra parte dei babbei. Tocca all’Europa decidere se vuole essere lei in questa parte del turpe gioco di potere. Noi siamo bravi sul filo delle sfumature, a leggere tra le righe, a capire il senso nascosto, diciamo sempre che è la nostra tradizione umanistica a renderci più sottili: ma ogni tanto bisognerebbe tirare fuori anche un po’ di personalità e di idee precise. Se ci sono.Pubblicità

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