CORE DE MAMMA

A volte i dettagli diventano sostanza, anzi materia prima. Nella tremenda storia dell’omicidio Willy, il 21enne giustiziato a mani nude dai delicatissimi fratelli Bianchi, che adesso difatti piagnucolano perchè in galera li trattano male, in questa storia allucinante è inevitabile chiedersi come sia possibile, perchè mai due fratelli possano arrivare a certi punti di crudeltà, nel momento dell’omicidio, certo, ma anche a quei livelli di prepotenza e di cattiveria nella vita di tutti i giorni, tra minacce, muscoli palestrati, tatuaggi, macchinoni e dominio del territorio.

Come ci sono arrivati, come abbiano potuto, sono le domande che stanno smuovendo da mesi la sociologia televisiva e l’antropologia da rotocalco. Poi, improvvise, escono alcune intercettazioni telefoniche sulla famiglia, in particolare sulla madre, una madre come la mamma di Willy che da parte sua ne sta morendo di dolore, e allora forse diventa persino tempo perso continuare a raccontarsela nei dibattiti tra specialisti del ramo, in prima serata e nel lungo pomeriggio tv. Basta una frase, dopo tutto. Una sola frase.

Proprio come la madre di Willy, la madre dei fratelli Bianchi si ritaglia il diritto d’essere anche lei madre che soffre per le sue creature, povere gioie, in particolare per il clamore mediatico montato sulla vicenda. E al telefono, si confida così: “Manco fosse morta la regina”. Non aggiunge cos’avranno mai fatto, questi poveri figli miei, ma siamo su quel percorso.

E allora. E allora dove andare ancora a cercare, quali perchè e quali percome: a naso, gli elementi sono piuttosto chiari. Se due macchine da guerra si scatenano senza pietà su un ragazzino e la loro madre pensa che là fuori, tutti noi attorno, stiamo esagerando, “manco fosse morta la regina”, ogni parola è superflua. Bisogna capirla, una povera madre affranta: basta con questo Willy, chi sarà mai per farla tanto lunga.

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