CONVERRA’ AGGRAPPARSI ALLE BIODIVERSITA’, SE VOGLIAMO SOPRAVVIVERE

A volte ci si trova spiazzati davanti all’importanza che la tutela della biodiversità esercita sulla sopravvivenza dell’umanità: pochissimi riescono a spiegare i motivi che impongono la necessità di preservare specie e razze dall’estinzione.

Riesce infatti complicato far capire che la scomparsa di una specie vegetale o animale che sia, ha ripercussioni sull’intero equilibrio ecosistemico.

Frutto di un’evoluzione di circa 4 miliardi di anni, la biodiversità è una risorsa fondamentale per la nostra sopravvivenza, e una ricchezza economica e sociale.

La biodiversità è un vero e proprio patrimonio di risorse: molte specie di piante selvatiche vengono usate per scopi medicinali, come il chinino, usato per curare la malaria, o la morfina, utile per la terapia del dolore.

Più di 6.000 specie di piante vengono coltivate per fini alimentari, ma quelle che danno un contributo significativo di produzione a livello globale sarebbero meno di 200; su 7.745 razze di bestiame locali, il 26% è a rischio d‘estinzione; quasi un terzo degli stock ittici è sovra-sfruttato e più della metà ha raggiunto il limite sostenibile (dati Legambiente).

Un esempio tangibile sul rischio legato alla perdita di biodiversità è stato recentemente fornito da alcuni scienziati che hanno studiato come si può ridurre l’incidenza dei cambiamenti climatici sulle rese delle coltivazioni agricole, parametro fondamentale per poter raggiungere soddisfacenti livelli di sicurezza alimentare.

Molte previsioni convergono decretando, ad esempio, che i cambiamenti climatici provocheranno riduzioni superiori al 20% delle produzioni agricole entro il 2050, un livello insostenibile se correlato all’inarrestabile ascesa della popolazione mondiale.

Partendo da questo assunto, le colture che si adatteranno meglio alle mutate condizioni atmosferiche, soprattutto per indisponibilità di risorse idriche e temperature medie più alte, risulteranno decisive per mantenere livelli di produttività necessari alla richiesta di cibo.

Gli scienziati dell’International Maize and Wheat Improvement Center (CIMMYT), in collaborazione con gli scienziati dell’Universidad Autónoma Agraria Antonio Narro, hanno pubblicato sulla rivista scientifica ‘Plants’, una ricerca scientifica dal titolo “Worldwide Selection Footprints for Drought and Heat in Bread Wheat (Triticum aestivum L.)” che ha analizzato le caratteristiche delle varietà autoctone di grano tenero, forse più conosciuti come grani antichi (nella foto uno di questi, il Maiorca), rispetto a sette variabili climatiche, come temperatura, siccità, stagionalità delle precipitazioni, indice di calore, etc.

Sulla base di un campione di 990 varietà autoctone di frumento tenero presenti nella banca del seme del CIMMYT, lo studio ha rivelato la presenza, in queste piante, di proteine ​​associate alla tolleranza alla siccità e al calore.

Questi scoperta potrebbe aprire nuove frontiere al miglioramento genetico, ovvero la selezione di nuovi genotipi che meglio si adattino a condizioni climatiche estreme.

Un tangibile esempio di come la preservazione della biodiversità, in questo caso vegetale (il CIMMYT è uno dei più importanti centri mondiale di conservazione del germoplasma), risulta decisiva nel reperimento di risorse genetiche altrimenti introvabili.

La Terra offre abbastanza per soddisfare i bisogni degli uomini, ma non la loro avidità. (Mahatma Gandhi)

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