CONTE, SOLO UN PATETICO REPLAY DEL SUO ODIATO RENZI

L’Italia ha la memoria corta. Meglio essere più precisi, perchè dopo tutto l’Italia non c’entra nulla: gli smemorati sono gli italiani. Meglio ancora: tantissimi italiani sono smemorati. Uno dei più smemorati è sicuramente Giuseppe Conte, che s’è già scordato come fu trattato da Renzi e che cosa si ritrovò a dire di Renzi quando lo statista di Rignano gli fece cadere il governo in un periodo di emergenza feroce. Uno dei tanti.

Più o meno, siamo nelle stesse condizioni e nella stessa situazione: tutto quello che Conte allora rinfacciò a Renzi – irresponsabile, egoista, miope, cinico, infantile – adesso lo sta rivisitando senza neanche tanti ritocchi personali contro Draghi. Se allora Conte giudicò folle ricattare continuamente un governo di emergenza, fino a farlo cadere, ora Conte non ha alcun problema a ricattare continuamente l’attuale governo di emergenza, magari fino a farlo cadere.

Che cosa si senta di avere in più e in meglio Conte di Renzi può saperlo solo lui, o forse il suo Sancho Panza, Rocco Casalino. Qualunque sia la sottile spiegazione, il decisivo distinguo, l’effetto è lo stesso: un governo messo lì da Mattarella per affrontare alcune questioni per niente balneari si ritrova con un febbrone da cavallo, semiparalizzato, continuamente barcollante grazie al dentro-fuori di un leader neanche tanto decisivo e potente, disperatamente ostaggio di una base sempre più ristretta e confusa, tanto da usare gli ultimatum al governo per dare un segno di esistenza in vita, per dimostrare e dimostrarsi di avere ancora un senso, un peso, un ruolo.

Toccherà alle elezioni chiarire più sbrigativamente questi dubbi, spazzando via un sacco di illusioni e di macerazioni cervellotiche, chiudendo definitivamente la fiction di Conte che rappresenta una parte sana e corposa del Paese. Ma nell’attesa non è possibile affrontare guerra e inflazione, Covid e crisi energetica, PNRR e siccità, svegliandoci tutti i giorni con l’incubo di Conte e del suo pollaio.

Lo sappiamo tutti, non c’è bisogno che ce lo spieghi Conte: Draghi non è il padreterno, non è onnipotente e non è infallibile. Probabilmente non è neanche il supereroe mitizzato da tanta apologia cortigiana. Ma Draghi resta a pieno titolo un buon idraulico chiamato mentre le tubature di casa stavano allagando tutto.

Per quanto la racconti Conte, alternative più ingegnose e affidabili l’Italia sa di non averne. Conviene tenere botta in questa fase critica con il buon idraulico, poi arriverà il tempo di tornare alla normalità. Forse. Perchè neanche questa pretesa normalità, senza tecnici tra i piedi, sembra poi tanto normale. Un governo Conte l’abbiamo visto all’opera. Un governo Meloni rischiamo seriamente di vederlo presto. Il sospetto è che nella stagione della normalità finiremo alla svelta per rimpiangere il disperato tempo dell’emergenza.

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