CONSIDERARE PIU’ BELLA LA VITA SENZA FIGLI

Anche nel nostro Paese sono in aumento le persone, donne ma anche uomini, che decidono liberamente di non avere figli. Si tratta del movimento “childfree” ed il tema, riguardando un’area molto intima delle persone, è molto delicato ed è connesso a molte sfaccettature, da quelle psicologiche a quelle economiche, culturali e sociali.

Le persone childfree percepiscono una più o meno velata critica collettiva alla loro scelta, considerata come una forma di egoismo esagerato, se non addirittura causato da problematiche psicologiche irrisolte. Va detto (a proposito, la mamma dei leoni da tastiera è sempre incinta) che non mancano nei siti childfree toni denigratori e apprezzamenti irrispettosi verso le famiglie con bambini o nei confronti di chi compie la scelta opposta. Tuttavia, è innegabile come per molte persone sia del tutto naturale chiedere ad una giovane coppia quando arriverà il pargoletto, come se qualsiasi altra opzione non sia contemplabile e senza rendersi conto di star compiendo un’ingerenza nella vita privata altrui.

E’ evidente che in una società come la nostra, i diritti individuali, incluso quello a non avere figli, debbano essere fuori discussione, anche se, per assurdo, se tutti facessero questa scelta, l’umanità si estinguerebbe in pochi decenni.

Provando a capire qualcosa di un fenomeno sociale, senza emettere giudizi, le cause di tale posizione possono essere molteplici: la paura, anche inconsapevole, di non essere all’altezza del ruolo genitoriale; la paura della sofferenza, sia psichica che fisica; la mancanza di una relazione di coppia stabile; la volontà di non rinunciare al proprio stile di vita o ai gravosi investimenti professionali; le difficoltà economiche e l’assenza di sostegno familiare; il timore dei mutamenti irreversibili provocati dalla genitorialità. Le spiegazioni di tipo psicologico fanno ovviamente risalire tale scelta al tipo di rapporto che si è avuto con i propri genitori.

La genitorialità deve essere una scelta consapevole e non si può fare il test preventivo per misurare la capacità genitoriale. Ricordo di persone che, prima di diventare genitori, avevano fantasie del tutto fuori luogo su come sarebbe cambiata la loro vita con la nascita di un figlio ma che, non per questo, non sono stati capaci di svolgere la loro funzione educativa.

Per me, essere genitore non può essere un obbligo, ma è la più meravigliosa opportunità che la vita ti offra (parere personale, si intende). Tuttavia, occorre uscire dagli schematismi troppo facili. Essere genitori è anche una gran fatica, sia fisica che psichica. A ricordarcelo, c’è il fenomeno della depressione post-partum, pure esso abbastanza sottaciuto, ad indicarci che la genitorialità è davvero una faccenda molto complessa.

Certamente, considerato anche il fenomeno del calo delle nascite in Italia, con il record negativo stabilito a marzo 2022 di -11,9% di nascite rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, lo Stato dovrebbe fare molto di più. Non sussidi economici a pioggia, ma, ad esempio, creazione di una rete di asili nido pubblici presenti su tutto il territorio nazionale, affidata a personale qualificato e in grado di assistere anche bambini a partire dal primo anno di vita. Analogamente, promuovere campagne di comunicazione sui vantaggi educativi per i bimbi del loro precoce inserimento in strutture di socializzazione, e iniziative formative rivolte alle coppie per una genitorialità consapevole.

Altrimenti, secondo i dati Istat più recenti, se le tendenze demografiche proseguiranno con la stessa intensità, nel 2045 in Italia le coppie senza figli sorpasseranno numericamente quelle con prole.

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