CON FRANCOISE SE NE VA ANCHE UN PEZZO DEL MIO MONDO

Il tempo dell’amore. Estati fresche, libere, affollate di sospiri, sogni, baci, carezze. Autunni umidi, malinconici, graffiati dal ricordo di giorni e sere e notti ascoltando un disco e le parole appena soffiate da Françoise Hardy.

Se ne è andato, con lei, un altro pezzo della nostra adolescenza, feste in casa, giochi sulla spiaggia, prime sensazioni forti, viaggi semplici non stimolati dalla chimica ma dal testo di una canzone, solitaria, complessa, sincera e piena di cose non dette. Innamorati di una francese, bella e diafana, lontanissima e, insieme, seduta accanto, discretamente, mai con quel tono sguaiato e spavaldo che compete alle contemporanee sue colleghe ed eredi. Femmina trasparente e sognante e poi di una sensualità tumultuosa come sanno essere certi tramonti, cantava ma è come parlasse appena all’orecchio, un corteggiamento clandestino, privato, esclusivo.

Se si fosse chiamata Francesca Arditi non avrebbe avuto lo stesso effetto, ma in Françoise c’era la Francia dentro e attorno a lei c’era quel tempo senza tempo, ye ye e dei primi fermenti giovanili, però la ragazza di rue Amaule non stava con Daniel le Rouge, Cohn-Bendit urlava sulle barricate del maggio francese, a Françoise quegli strilli non piacevano, l’annoiava Sartre, la infastidiva la gauche caviar, stava comunque distante dalla destra ultrà, aveva cantato, a propria insaputa, per De Gaulle, gli amori si inseguivano, fotografi, artisti, cantanti, la fuga dall’infanzia cattiva, un padre inesistente mai marito mai fedele, poi omosessuale, una nonna arcigna, una madre infine dolce e poi un figlio, Thomas, avuto dalla passione fortissima con Jacques Dutronc che seguitò a tradirla scappando in Corsica, ma che lei continuò ad amare accettando quell’amore vuoto di tutto.

Quando la malattia prese a ferirla, comprese che la sua malinconia altro non era che l’alba di una esistenza strana, crepuscolare, prese ad amare la morte, con la serenità e il fatalismo di sempre, il titolo e il testo di una delle sue ultime interpretazioni,Train Spécial, riassume il suo percorso: ”malmenata troppo spesso dai venti contrari mi resta poco tempo, salite con me sul treno speciale di sola andata senza ritorno” e, ancora, in La Large, come il definitivo addio: ”nessuna lacrima mi strozzerà, nessuna nuvola nera nei miei occhi sbiaditi, domani tutto andrà bene, tutto sarà lontano, nel finale quando prenderò il largo”.

Le temps de l’amour, la sabbia nella clessidra continuerà a scendere, sempre.Pubblicità

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