Niente, non ce la fate. E’ più forte di voi e per quanto Cristiano Gatti, il direttore di @ltroPensiero.net, si adoperi affinché terminino su queste colonne non solo le scaramucce verbali, ma in generale i monoliti su Jannik Sinner, puntualmente – il giorno dopo il suo ennesimo exploit – arriva il ricercatore di pulci, nella fattispecie l’amico Gherardo Magri, con il suo “eh, ma…”. Disco rotto: “Bravo, bravissimo, un gigante, ma se ne frega delle Olimpiadi e della Davis che si è dimenticato di citare nelle dichiarazioni dopo la vittoria (il trionfo) nelle Atp Finals di Torino”. I Maigret del verbo in questa triste epoca di favelle in decadenza.
Lasciamo perdere le statistiche di questo 2024, anno in cui Jannik alle Olimpiadi non è andato per un malanno (a meno che Gherardo non abbia prove che Jannik stesse benissimo, e che semplicemente non ne avesse voglia) e la Davis la giocherà regolarmente con la squadra azzurra da giovedì a Malaga. E, per inciso, ci ha fatto vincere l’ultima edizione a distanza di mezzo secolo dalla “Squadra” Panatta, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli con prestazioni superbe, compresa la finale con Djokovic. Lasciamole perdere, altrimenti dovrei ricordare come sia diventato l’unico tennista italiano ad aver vinto 18 tornei ATP, di cui 16 su cemento (9 outdoor e 7 indoor), 8 in una singola stagione (questa) portandosi a casa 70 incontri ATP in una stagione (2024, serie in corso), di cui 50 su cemento e 19 consecutivi. Lasciamo perdere, stiamo parlando del numero 1 al mondo, sono numeri normalissimi. Routine. E non parlerò – di nuovo – degli elogi, del rispetto, dell’ammirazione dei suoi avversari e di chi non tifa per lui, del suo quadro umano che il pianeta ci invidia oltre al tennista.
Parliamo invece della Coppa Davis e delle Olimpiadi. La Davis era diventata da anni una specie di Nations League del calcio, cioè un’esibizione poco più che amichevole, ma non essendo allettante discutere di tennis come si fa con il pallone, oggi i vari Magri cercatori di peli nell’uovo l’hanno riscoperta, avendola vinta noi si intende, perché altrimenti continueremmo ad ignorarla come abbiamo fatto per lustri interi.
Il tennis alle Olimpiadi è invece una singolare (ri)scoperta degli appassionati (di che, di tennis o di Olimpiadi?) tra un giavellotto, una maratona, una piscina e una pista di atletica. Già, alle Olimpiadi c’è anche il tennis: in Italia ce ne siamo accorti tutti negli ultimi 3 anni per il semplice fatto che Sinner non ci va.
Dimenticavo: il giorno che Jannik alle Olimpiadi ci andasse e le vincesse, perché così è scritto, ricomincerà la litania degli “eh,ma…”. Eh, ma erano i giochi dei dilettanti. Eh, ma le ha vinte uno che guadagna 30 milioni l’anno. Eh, ma rappresenta l’Italia un altoatesino con nome straniero che vive a Montecarlo. Eh, ma non c’erano Tizio, Caio, Sempronio. Eh, ma era stato accusato (assolto, punito) per doping.
E con gli “eh,ma…” ricomincerà di nuovo la passerella dei ricercatori di aghi nei pagliai, mentre il resto del popolo sarà lì a festeggiare e a godersi una stella luminosa, unica, splendente. Italiana, malgrado voi, malgrado tutto.