COM’E’ CONCIATA L’EUROPA, SE IL NATALE DIVENTA UNA PAROLACCIA

E a fine novembre ecco la burla, il pesce d’aprile qualche mese più in là. O in anticipo sul prossimo. I tempi son cupi e un po’ leggerezza male non può fare, uno scherzetto su scala europea ce lo meritiamo tutti quanti, così, per farci due risate senza frontiere.

E senza clamore, come una missiva infilata furtivamente sotto la porta, ci viene comunicato dall’Unione Europea che con le parole, i generi, le identità ancora non ci siamo.

E dai, che mattacchioni, piovono varianti Covid e loro pensano alle desinenze e alle parole schive, quelle innocue, dal loro punto di vista, quelle che non offendono e non escludono, sempre dal loro punto di vista.

Poi uno alza il capo, fissa il vuoto, realizza che il sorriso abbonda sulla bocca degli stolti e si rende conto che non è uno scherzo, neanche un po’. Lo stolto sono io, infatti, che rido e credo alla burla. Mai stati brillanti e allegroni da quelle parti, del resto.

Le cose stanno in questo modo, ci dicono: “Ogni persona in Ue ha il diritto di essere trattata in maniera uguale”, senza riferimenti di “genere, etnia, razza, religione, disabilità, orientamento sessuale”. Sarebbero le nuove direttive ”per una corretta comunicazione”.

Ancora: “Devono sparire miss e mrs, sostituite da un generico ms”.

No, non scherzano. Loro non scherzano, io invece continuo a ridere, pensando, chissà perché, a quel tizio cieco che conoscevo, che amava prendersi in giro e fare battute autolesioniste in continuazione: non vedo l’ora diceva, oppure non ti vedo bene oggi , non ci vedo più dalla rabbia e via in sequenza.

No, non scherzano proprio. Scopriamo all’improvviso di vivere nel vero Illuminismo, al macero secoli di civiltà. Un cavolo avevamo capito, dovevamo arrivare al 2021 per la rivelazione, a sentir loro son tutti sul sentiero di guerra pronti a indignarsi per una vocale o una consonante, tutti pronti a riscrivere una storia distorta e irrispettosa. O sconveniente.

Banalmente, si può sapere chi mai può sentirsi offeso? E perché dovrei essere fiero di questa Ue, convinta che signore e signora siano irriguardosi, che dire arabo, caucasico o asiatico sia disdicevole, che dire cattolico, musulmano o induista sia incivile, che dire sordo, cieco o autistico sia inappropriato o che la discriminazione sessuale passi davvero dal linguaggio in prima istanza?

E ancora più banalmente, oggi mi sento terribilmente banale, posso dire che se qualcuno si sente offeso non me ne frega nulla? Che le specifiche elencate nulla tolgono alla persona che si è? Perché a volte poi scatta il paravento, non conta più tanto essere brave persone, oneste, rispettose, conta ricordare che si è differenti, ma non si deve dire, e che se sei differente un po’ onesto già lo sei, comunque migliore di chi vive nell’ordinario quotidiano, magari pure etero. Questa sì è la vera tomba della biodiversità.

E non è tutto. Il meglio, il peggio in verità, giunge in coda, come il veleno dello scorpione: “Le festività non dovranno più essere riferite a connotazioni religiose, come il Natale, ma citate in maniera generica. Si dovrà dire, ad esempio, le festività sono stressanti e non più il Natale è stressante”. Così il Ramadan e ogni Utsava immagino.

A parte il fatto che mi pare il modo perfetto per creare tensione e attrito tra appartenenze religiose diverse, ma perché diavolo dovremmo obliterare la realtà e immergere i cervelli nella nebbia dell’indistinto? Se è Natale è Natale, diamine, che tu ci creda o meno. Così se è tempo di Ramadan lo sarà, che io mi inginocchi verso La Mecca o meno.

Questa coltre di polvere che rende tutto indistinto e melmoso non aiuterà i popoli a rispettarsi e a rispettare le diversità che in essi convivono. Per far emergere e far rispettare qualsiasi diversità, non si nega la realtà, la natura, la storia e la civiltà, è anzi il peggior servizio che a loro si possa riservare.

E poi, frivolo ma un po’ serio in realtà, io sono seriamente preoccupato per un altro mio conoscente, il signor Natale, persona spiritosa e affabulatore appassionante.

Non vorrei doverlo chiamare Signor Festa.

La follia, avvisaglie di follia. Ma possiamo ribellarci, con le parole che ci sono care e che nessuno può obbligarci a seppellire.

 

 

 

Un pensiero su “COM’E’ CONCIATA L’EUROPA, SE IL NATALE DIVENTA UNA PAROLACCIA

  1. Fiorenzo Alessi dice:

    Egr. Dr. JOHNNY RONCALLI,
    non serve farla poi tanto lunga.
    Neppure è questione di U.E. o di Bar Sport.
    Dice bene : se è NATALE è NATALE.
    Aggiungo: se si è CRETINI si è CRETINI .
    Che s’indignino gli imbecilli ?
    Speriamo di no. Comunque qualcosa si studierà per ovviare a questa serissima eventualità.
    Cordialmente.
    Fiorenzo Alessi

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