COM’E’ CHE IL CONTADINO HA FATTO FUORI IL SUPERMERCATO

Un’analisi Coldiretti/Censis sulle abitudini alimentari degli italiani nel post Covid ha evidenziato che la pandemia ha spinto quasi 8 italiani su 10 ad avviare un rapporto stabile con un agricoltore, per garantirsi cibo sicuro, sano e di qualità.

Questa, per certi versi inaspettata, notizia restituisce uno sprazzo di buon umore e un incoraggiamento a questa bistrattata categoria, continuamente messa alla prova da calamità naturali e burocratiche.

Ma la positività di questo dato pone, allo stesso tempo, seri interrogativi circa la sovranità alimentare di questo Paese.

Affidarsi a un contadino è sempre una buona idea, ma farlo in un Paese che trascura permanentemente questa categoria, suona come un’ultima spiaggia. E’ come se si cercasse un appiglio a cui ancorarsi se venissero meno tutte le certezze che hanno segnato la catena di approvvigionamento del cibo, così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi.

Questa nuova tendenza conferma alcune recenti statistiche che segnalano una vera e propria dèbâcle dei supermercati, non più considerati come il luogo unico per la spesa alimentare.

Un report dal titolo “Scenario economico e dinamica dei consumi” di Federdistribuzione indica che a causa della netta riduzione del volume di vendite, è stata recentemente registrata la cessazione di settemila punti vendita della Grande Distribuzione Organizzata (GDO).

La settimana scorsa la catena “Carrefour” ha annunciato la chiusura di centinaia di punti vendita e più di 800 esuberi.

Da questa repentina diminuzione del volume d’affari della GDO hanno tratto beneficio soprattutto due canali di vendita che sembrano stridere tra loro per caratteristiche, ma, in realtà, hanno molti più punti di contatto di quanto si possa immaginare: i mercati del contadino e le vendite on-line.

Durante il periodo della pandemia, per non rinunciare ad acquistare alimenti a km zero, i consumatori si sono affidati agli acquisti on line, ma anche a quelli fisici, recandosi nei mercati contadini, quando sono potuti restare aperti.

Coldiretti rende noto che in Italia esiste la più estesa rete organizzata di mercati contadini d’Europa, che coinvolge circa 12.000 agricoltori.

Il volume d’affari generato da questo canale di vendita arriva fino alla considerevole cifra di 6,5 miliardi di euro, interessando un’azienda agricola su cinque.

I mercati dei contadini svolgono anche un’importante funzione sociale: essi alimentano un senso di comunità che si stava assopendo, restituiscono una parvenza di libertà di scelta, svincolata da messaggi pubblicitari e da clichè ormai consolidati, e un’aumentata consapevolezza dei consumatori nella scelta dei prodotti.

Essi inoltre svolgono una funzione importantissima che riguarda l’educazione alimentare, portando all’attenzione del pubblico i nostri straordinari territori, le tradizioni enogastronomiche italiane e lo straordinario patrimonio di agro-biodiversità, che non ha eguali in Europa.

I mercati degli agricoltori hanno anche il grande merito di ridurre la distanza tra produttore e consumatore, avvicinando il grande pubblico al mondo rurale, così da comprendere sforzi e passione dei contadini, elementi imprescindibili per la prosecuzione della loro attività.

La rapida ascesa delle vendite on-line è legata a diversi fattori, che hanno come denominatore comune la modifica, ormai irreversibile, delle abitudini dei consumatori, soprattutto di quelli compresi nella fascia di età tra i 20 e i 40 anni.

Nessuno ha più voglia di sprecare tempo spingendo un carrello tra i reparti di un supermercato, soprattutto se si ha la possibilità che qualcuno recapiti a destinazione gli stessi prodotti.

Questa dicotomia nelle nuove abitudini dei consumatori trova dei punti di contatto veramente interessanti: i prodotti bio hanno avuto nell’ultimo anno un incremento del 64% delle vendite tramite e-commerce, inoltre gli alimenti che traggono i maggiori benefici dalle vendite on-line sono quelli dell’agroalimentare di eccellenza, legati all’agro-biodiversità italica, che sommano tecniche di trasformazione tradizionali e territoriali, sul modello appunto dei mercati contadini.

Questo veloce stravolgimento delle abitudini dei moderni consumatori sta conducendo a un ripensamento del modello distributivo della GDO, che si sta concentrando su nuovi strumenti per riattrarre fette di clientela che si sono allontanate.

Spunta quindi il concetto di omnicanalità, di cui sentiremo sempre più spesso parlare, ovvero un insieme di tecniche finalizzate ad avvicinare i clienti, dentro i punti vendita, a produttori e trasformatori, permettendo la fruizione di esperienze sensoriali, gustative e didattiche.

Ma il vero denominatore comune di questi nuovi trend è l’auspicato e auspicabile nuovo riconoscimento sociale dei contadini, unico e vero motore indispensabile per la nostra alimentazione e per la salvaguardia di territorio, tradizione e salute.

Ancora non sappiamo/possiamo alimentarci con bitcoin, pannelli fotovoltaici o lingotti d’oro, anche se stanno progredendo a ritmi forsennati con il cibo da laboratorio.

Una staminale ci nutrirà. Forse.

 

 

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