COLNAGO L’ARABO

di PIER AUGUSTO STAGI – La fine del lockdown coincide con la fine di un’epoca, di un momento d’oro e magico, fatto di biciclette italiane che sono diventate negli anni e per anni oggetto non solo del desiderio, ma di culto. Biciclette vincenti, cavalcate dai più forti corridori della storia del ciclismo, da Eddy Merckx a Gianni Motta, da Gibì Baronchelli a Beppe Saronni, per arrivare a Bugno, Bartoli, Bettini e Aru, tanto per fare solo qualche nome.

Uscire dal lockdown era il ritorno alla normalità, ad un passato che però è trascorso velocissimo e pare già preistoria. Era il via libera per tornare fuori di casa, magari in bicicletta, ma come ci capitava da bambini la bicicletta lasciata per settimane in cortile ad un certo punto non la troviamo più. È accaduto anche oggi, nonostante le biciclette Colnago continueranno ad esserci, forse anche di più e sempre meglio, ma non sarà più come prima.

Ernesto Colnago, il mago di Cambiago, l’uomo che ha rivoluzionato il mondo della bicicletta, introducendo il carbonio nel ciclismo grazie al Drake Enzo Ferrari che lo spinse a compiere quella fantastica follia, ha deciso di aprire agli arabi, ad un fondo che prende il nome di Chimera Investiments LLC con sede ad Abu Dhabi, per provare a resistere e crescere.

«Non è una semplice vendita – dice ad @ltroPensiero il noto maestro telaista -, ma semplicemente un modo per rinforzare il nostro marchio, provare a essere al passo con i tempi e con un mercato sempre più grande ed esigente. Io sono arrivato fin qui, adesso con loro spero di andare ancora più lontano. Ho 88 anni, ma ho l’entusiasmo di un bambino. Mi hanno detto che apriranno negozi monomarca in ogni angolo del mondo».

Il marchio, un’icona, è quello dell’asso di fiori di Sanremo ’70, ma anche delle Roubaix vinte a ripetizione con una bicicletta rigida, con tanto di forcella dritta, alla faccia di chi aveva pensato – sbagliando – che non solo era necessario, ma fondamentale, montare le forcelle biammortizzate.

Ernesto Colnago è quello che si è davvero fatto da solo, incominciando in un bugigattolo di cinque metri per cinque. Un vero e irripetibile self-made-man della gloriosa tradizione italiana. Ha conquistato il mondo vincendo tutto quello che c’era da vincere, e più volte: 62 campionati del mondo, 38 classiche, 21 Grandi Giri, 18 ori olimpici, un record dell’ora con Eddy Merckx, nel 1972, quando il Cannibale percorse 49 km e 431 metri. Ha messo in sella anche Papa Giovanni Paolo II.

Adesso arrivano gli arabi, con un fondo: per loro l’ennesimo affondo.

Un pensiero su “COLNAGO L’ARABO

  1. FIORENZO ALESSI dice:

    Egr.Dott. PIER Augusto Stagi,
    Ernesto Colnago è quel che si dice un Grand’Uomo.
    Di certo uno di coloro che si e’ fatto da solo, con dedizione e sacrificio. Parole forse obsolete, ma per il sottoscritto oltremodo ancora significative.
    Non reputo riduttivo definirlo un prodigioso ARTIGIANO della BICICLETTA , se solo si ha riguardo all’ARTISTA che è, ed alle sue rinomate ed apprezzate opere d’ARTE .
    Pur trattandosi di Biciclette , azzardo a dire partorite come figlie, ed in quanto tali tutte …belle e preziose , ognuna a modo suo.
    Poi, com’è risaputo, il mercato ha regole che nulla hanno a che vedere con la passione . Ce ne faremo una ragione , consapevoli che il cuore di “quella” bicicletta da corsa sarà sempre …griffato Ernesto COLNAGO.
    Cordialmente.
    Fiorenzo Alessi

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