CLASSIFICA ATP CUORI D’ORO: ANCHE LI’ SINNER N.1

Spazza via tutto: avversari, statistiche, record, guadagni le cui tabelle accompagnano puntualmente i suoi successi. Jannik Sinner vince a Melbourne il terzo Slam della carriera, il 10° torneo compresa la Davis, l’80a partita sulle 86 disputate: il tutto solo negli ultimi 12 mesi. Dal 10 giugno 2024 è il numero 1 al mondo. Via, tutto cancellato. La copertina se la prende il suo abbraccio ad Alexander “Sascha” Zverev, tedesco numero 2 al mondo, terza finale persa negli Slam su 3 disputate: Sinner lo ha appena battuto e l’avversario scoppia in lacrime. In mondovisione ha appena ammesso la sua inferiorità: “Non sono bravo abbastanza…”. Una resa incondizionata: “Mi ha dominato. Oggi lui è di un altro pianeta, ha fatto tutto meglio di me. Sembra Djokovic nel suo momento migliore, loro due non sbagliano mai, non ti danno né tempo né spazio. Ho lavorato duro, ma ho perso 3-0 e questo è un fatto”.

Jannik non ci sta. Lo abbraccia, lo accarezza, gli sussurra qualcosa: “Sei fortissimo, molto bravo, giochi bene. Il tuo momento arriverà, devi crederci”. Dirà poi ai microfoni: “Noi tennisti in fondo siamo come una scolaresca, gli studenti vanno a lezione con i libri, noi con la racchetta, ma sono compagni di classe come lo siamo noi. A volte un piccolo aiuto, un incoraggiamento da un compagno può fare bene”.

I numeri 1 e 2 al mondo hanno sulle spalle fardelli pesanti, fuori dal campo. L’italiano dovrà difendersi dal ricorso della WADA sul caso Clostebol, la pomata che il suo fisioterapista avrebbe usato per curarsi un mignolo e che avrebbe trasmesso sulla pelle del tennista: “C’è tempo per preparare la difesa, adesso mi godo il momento”. Il tedesco è stato attaccato appena prima che parlasse ai microfoni, nel silenzio dell’arena: una donna ha gridato tre volte “L’Australia crede a Olya e Brenda”, prima di essere allontanata dalle forze dell’ordine. Olya Shrypova e Brenda Patea sono le splendide ex fidanzate che lo hanno accusato di violenza domestica: “Accuse cadute tutte da più di 9 mesi”, ha poi chiarito Zverev, “quella donna è l’unica a crederci ancora”.

Uomini, alla fine. Uomini in cima alla vetta del pianeta tra dritti e rovesci, battute e smorzate, automi in carne e ossa. In un abbraccio ci stanno un milione di cose, di significati, di emozioni. Magari ci sarà qualcuno che dirà come sia facile essere eroi consolando lo sconfitto, come sia strategico dire all’avversario tritato “come sei bravo, come sei forte”, per dare più importanza alla propria vittoria. Quel qualcuno soffre l’assenza di abbracci, non si arrende al trionfo altrui. Non sente Sinner che risponde alla domanda del cronista: “Il momento più bello del torneo è stato l’abbraccio a mio fratello subito dopo aver conquistato il trofeo”.

Storie di abbracci, di sentimenti, tra una volée e un lungolinea. Lo sport è vita, ce lo insegnano i campioni anche quando hanno chiuso la cerniera della borsa con dentro la racchetta appena usata.Pubblicità

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