È da un paio di anni che, vestendo i panni immaginari di Marzullo, mi pongo una domanda alla quale non so darmi una risposta netta e concreta: l’idiozia umana esisteva anche prima dell’avvento dei social o è l’avvento dei social ad aver scatenato l’idiozia umana? Viene naturale pensare che i social abbiano peggiorato o rivelato un disagio di fondo che attanaglia molti nostri simili, ma mi piacerebbe tanto capire se il buon Zuckerberg o i sosia cinesi di TikTok siano responsabili diretti o indiretti di questa follia moderna.
Prendete ad esempio Chloe Lopez, influencer britannica con più di 175.000 follower: da mesi lascia la sua biancheria intima in diversi luoghi pubblici, filmandosi e postando tutto online per una sfida al limite della trasgressione. Bar, panetterie, stazioni di servizio: ogni luogo può rappresentare la cesta dei panni sporchi del giorno.
In particolare, è la sua ultima azione in un supermercato spagnolo ad aver destato parecchia indignazione, visto che ha inserito le sue mutandine sporche nell’area alimentare – sezione panetteria – tra panini e lievitati senza nessun tipo di protezione. Le reazioni sui social non si sono fatte attendere: dai commenti di sconcerto agli appelli al supermercato a denunciare il gesto come un “crimine contro la salute pubblica”.
Sebbene Chloe Lopez abbia guadagnato popolarità con i suoi contenuti controversi, è lecito chiedersi se il desiderio di visibilità stia portando gli “influencer” – per non chiamarli accattoni – a oltrepassare ogni confine etico e legale. Il prossimo passo, quando tutto non farà più notizia, quale sarà, lasciare insieme alla biancheria pure l’assorbente con le ali?
Nel frattempo, in barba ad ogni critica, lei continua imperterrita in questa direzione e non ci resta che attendere con ansia che lasci uno dei suoi tanga nel reparto ortofrutticolo, così da poter dire che “siamo alla frutta”. Perché, in tutta onestà, dubito che sentiremo mai qualcuno sostenere che la gentile donatrice abbia lasciato il suo cervello al reparto macelleria.