CI VORREBBE UN AMICO (PER GLI AUTISTICI)

E’ il due aprile e puntualmente il mondo si ricorderà dell’autismo, con l’apposita giornata mondiale dipinta di azzurro. Vedremo trasmissioni e leggeremo articoli dedicati, sarà il giorno della consapevolezza ed è giusto così.

Quanto è più tonificante però leggere qualcosa che non è puntuale, che arriva prima o dopo, a riportare alla mente che non è necessaria una ricorrenza per ricordarsi delle persone autistiche accanto a noi. A ricordarci quanto sia importante non essere puntuali e mancare il bersaglio in continuazione.

Mattia è un ragazzo autistico di 19 anni che frequenta il Liceo Artistico Chiabrera Martini di Savona e, contro ogni aspettativa, ha partecipato alla gita di classe, a Vienna, sei giorni e cinque notti fuori, senza mai aver dormito nemmeno una volta lontano da casa.

Non c’era alternativa, i compagni di classe, i suoi amici, hanno deciso così e così è stato. Loro sono stati i trascinatori, quelli che hanno convinto la famiglia, gli insegnanti, la preside, quelli che hanno deciso che Mattia doveva esserci.

La parola chiave non è solidarietà e nemmeno altruismo, la parola chiave è amicizia, una parola maledetta per le persone autistiche, una delle tante in verità, ma una parola che non si può sminuire mai, proprio perché quasi sempre ci pensa la vita poi a sminuirla, a disintegrarla, a farla a pezzi.

Mattia è fortunato, per il momento almeno, ha tanti amici, ma tra poco la scuola finirà. Quanti rimarranno in contatto con lui, quanti avranno ancora voglia, tempo, modo di fare ancora cose con lui, di sentirlo, di incontrarlo?

Non è una critica, è quel che accade a chiunque, dopo il liceo ci si perde di vista. Se dopo il liceo un compagno rimane amico per la vita è una fortuna, inestimabile, due o più amici sono un eventualità che sfida le leggi della statica relazionale.

Accade a chiunque, ma se sei autistico è quasi una garanzia. Tutti gli altri socializzano, conoscono nuove persone e nascono nuove amicizie, ma dopo la scuola spesso sull’autistico cala il sipario. Ognuno prende la sua strada e solo casualmente ci si incontra di nuovo.

Per questo la parola amicizia è la parola chiave. Più dei supporti, più dei metodi, più dei principi, più delle “inclusioni” e delle “progettualità”, che sono importantissimi, ma solo se tengono conto del fine a cui dovrebbero servire: aiutare le persone autistiche a stare in mezzo agli altri, a fare esperienze piacevoli e piacevolmente sorprendenti, a permettere loro di frequentare persone che potrebbero essere gli amici di domani.

Il migliore augurio che posso fare a Mattia è di riuscire a conservare anche solo un amico di quelli che lo hanno voluto con loro a Vienna. Le probabilità sono tutte a sfavore, ma questo davvero sarebbe un due aprile da ricordare, un due aprile lungo una vita, e non solo il fiocco blu di un giorno o una fotografia che sbiadisce col tempo.

Un pensiero su “CI VORREBBE UN AMICO (PER GLI AUTISTICI)

  1. Cristina Dongiovanni dice:

    Amicizia, direi una parola quasi in disuso. Un valore che si da per scontato nel marasma di tutte gli altri che si ripetono a noia. O meglio un valore enunciato che non assomiglia ad un seme ma ad uno slogan usato per darsi un po’ di sicurezza. Mi ricordo una frase bellissima di Ornella, una ragazza autistica delle medie che ho visto per caso lo scorso anno, dopo 40 passati come se non esistesse più. “Tu sei mia amica”, ero grande e grossa rispetto agli altri e istintivamente cercavo di proteggerla quando la prendevano in giro. Ma la sentivo lontana da me, nessuna particolare sensibilità sociale mi chiedeva di instaurare un vero rapporto con lei, anzi il contrario. Ed io nella distrazione dell’età non ne feci un’amica ma solo una persona più fragile, da aiutare. Come dice lei Roncalli, senza amicizia. Così il nostro rapporto è finito con un ciao molto banale, da bambini sulla spiaggia ad agosto. Posso sperare che la consapevolezza dei giovani oggi sia diversa? Che la cultura sia cambiata almeno un po’, che l’amicizia svolga finalmente un ruolo chiave per chi è meno fortunato di noi?

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