CI TOLGONO IL PANE DI BOCCA (PER RIFILARCI INSETTI E CARNE SINTETICA)

Si dice che tre indizi formino una prova: se diamo per acclarato questo assunto, possiamo senz’altro affermare che l’omicidio su commissione del mondo agricolo sta per essere perpetrato.

Sostenibilità ambientale, aumento demografico, insufficienza alimentare, crisi energetica, sono gli alibi dichiarati.

Il primo indizio è rappresentato dall’autorizzazione definitiva dell’Unione Europea a commercializzare prodotti a base di farina di insetti.

Il secondo è identificato nel via libera della Food and Drug americana alla prima carne sintetica, beneplacito che prossimamente verrà replicato dalla Commissione UE.

Il terzo indizio riguarda l’accaparramento, da parte di società del settore energetico, di terreni agricoli ai fini di utilizzo per l’agrivoltaico.

Ci fermiamo qui, volutamente, ben sapendo che gli indizi sono molti di più, vedi prossima autorizzazione della ‘Soleina’, ovvero un alimento prodotto partendo dall’allevamento di batteri, a cui viene data in pasto anidride carbonica sequestrata dall’aria, e idrogeno, generato da fonti rinnovabili. In pratica, è come trasformare la CO2 in cibo.

Ognuno di questi provvedimenti fa parte di una chiara strategia, ovvero stravolgere il “sistema cibo”, per come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi, sostituendolo con un processo di industrializzazione e omologazione degli alimenti (non meritano la dicitura cibo), che non ha termini di paragone nella storia dell’uomo.

Storia della civiltà umana il cui esordio, ricordiamolo, è coinciso con l’inizio dell’attività agricola.

Ma ciò che colpisce è l’improvvisa e decisa accelerazione decisionale della classe politica e lobbistica.

Come se da domani avessimo estrema necessità di cibo prodotto in capannoni industriali, e al contrario dovessimo spostare l’approvvigionamento energetico dai deserti alle campagne.

UNA FOLLIA!

L’esatto opposto di quanto sta accadendo ad esempio negli Emirati Arabi, che stanno invece riconvertendo intere aree desertiche alle produzioni agricole, coscienti che il vero limite è rappresentato dalla sicurezza alimentare, ovvero dalla possibilità di soddisfare il fabbisogno di cibo della popolazione.

Il segnale della UE è molto chiaro: non considera l’agricoltura il settore primario e figurarsi se gli possa importare qualcosa delle produzioni locali, vero punto di forza del nostro settore agroalimentare.

Nel frattempo stringono accordi commerciali per importare prodotti agricoli dal Marocco, senza sottometterli ai normali vincoli dei controlli, passando bellamente sopra le teste dei nostri agricoltori.

E se un governo, dichiaratamente e naturalmente nato per difendere le produzioni nazionali, è palesemente impotente verso questi provvedimenti, direi che il quadro è piuttosto preoccupante.

A chiudere il cerchio la pigrizia sociale, che fa scivolare queste aberrazioni come fossero la cosa più normale che ci possa accadere.

A questo punto questo Paese deve decidere se vuole abdicare definitivamente ad un nuovo, inaccettabile modello alimentare, che di fatto esclude l’agricoltura, o se avere un colpo di reni e iniziare finalmente a considerare l’agricoltura e gli agricoltori l’asse portante di un nuovo corso sociale e politico.

Sempre che non si decida di nutrirsi con farina di insetti, carne sintetica o pannelli solari.

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