Di loro, delle ragazze azzurre campionesse del mondo di tennis (Paolini, Trevisan, Errani, Bronzetti, Cocciatetto e la capitana Garbin) già non c’erano più né una riga né un’immagine in tv. Eppure la loro Davis l’avevano vinta solo qualche giorno, qualche ora prima dei maschi.
Pazienza: sono solo appunti stralunati di un tifoso che si sta godendo una magica epopea azzurra, con il numero 1 dei numeri uno, sì certo, ma con due Squadre di livello pazzesco, storico, leggendario per questo sport.
Il bello è che la Davis dei maschi, una volta itinerante tra continenti e oceani, oggi in comfort room di un’unica sede, 2 set e via, non è stata quest’anno la Coppa di Jannik Sinner. Sì, certo, lui ha vinto i suoi singolari con il sapone sotto alle scarpe e nella racchetta, facendo scivolare passi e palle come in un flipper incantato. O maledetto, per gli avversari. Ma stavolta l’eroe, eroe sportivo per quanto ci piace usare questa retorica espressione dopo un trionfo inebriante, dopo un’impresa che impresa non è (perché i nostri sono forti, ma gli avversari onestamente molto meno), è quel romano sciupafemmine sempre un po’ acciaccato e dall’aria indolente, del quale non si è mai capito il confine (la durata) tra promessa e campione.
Oggi possiamo celebrarlo, sì certo, perché Matteo Berrettini questa coppa, questa Davis voleva giocarla e vincerla quando l’anno scorso l’ha vista alzare dai suoi compagni azzurri. Promessa della Squadra mantenuta. Cognomi dei rivali battuti impronunciabili o mezzi sconosciuti, non importa: sorteggi e cammino fanno tutta la differenza del mondo solo se rispetti il pronostico. E Matteo, Jannik, lo hanno rispettato.
C’è un fatto, però, che non oscura questo successo idealmente misto tra uomini e donne, ma lo differenzia. Eccome. Bravi tutti, tutte, capitano (Volandri) e capitana compresi. Con Sinner 2023 e 2024, ma soprattutto senza Sinner gli anni prima, questa Coppa che rispetto a un qualsiasi torneo ATP vale oggi meno soldi, scarso fascino, discreto prestigio, poco altro di più, è tornata ad essere la più bella e importante del mondo solo perché è Sinner ad aver reso un gioiello ciò che fino a ieri era bigiotteria, salvo rinfacciargli a suo tempo di snobbare i valori azzurri. Tutti e tutte però adesso possono, devono indossare questi diamanti e sfoggiarli, perché se li sono meritati rendendoli tali. Tutti e tutte. Ma un grazie a Sinner, magari anche qualche scusa, sarebbero il minimo.