CHIELLINI, ESSERE CAMPIONI NORMALI E’ POSSIBILE

Sono molti gli attaccanti e affini, nel mondo del football, a sottoscrivere, via social o a voce, il detto più famoso: meglio un morto in casa che un pisano all’uscio.

Chiellini Giorgio, detto dai suoi fans e sodali il Chiello, è un pisano di quelli giusti, dediti a riscuotere tasse e a portare scorribande in terre nemiche. Ha messo paura a qualunque tipo di avversario, centravanti, ala, trequartista, in breve qualunque si fosse azzardato ad avvicinarsi o addirittura a frequentare il domicilio del suddetto.

Ora il dottore in economia Chiellini Giorgio gioca l’ultima delle sue battaglie e lo fa a Wembley, sito storico che l’estate scorsa consacrò lui e il resto della comitiva azzurra con il titolo di campioni d’Europa. Stavolta è amichevole di lusso, tra i campioni di questo continente e l’Argentina che ha vinto l’omologo torneo sudamericano, roba buona per chi ama il calcio.

La carriera di Chiellini sta scritta nei numeri, 671 partite e, pensate un po’, 43 gol, aggiungo 117, con oggi, presenze in nazionale e otto reti, per una argenteria complessiva di vittorie: 1 campionato di C con il Livorno, 1 di B con la Juventus completate da 9 scudetti, 5 supercoppe italiane, 5 coppe Italia, con la nazionale un titolo europeo under 19, un campionato europeo, tutta roba che gli è servita per ricevere dal capo dello Stato prima il cavalierato al merito e poi l’onore di Ufficiale Ordine al merito della repubblica.

In verità i fotogrammi del suo album riportano immagini di teste fasciate, nasi frantumati, un morso di Luis Suarez, ammaccature varie, sangue da far felici l’Avis e qualche vampiro d’area. E’ stato un difensore antico, non certo noto per l’eleganza del tocco, spesso dando l’impressione di avere scambiato le scarpe ai piedi, la sinistra al posto della destra con evidenti traiettorie sbilenche del pallone.

Quando lo vedevi partire dalla sua zona arretrata sapevi già come sarebbe andata a finire, tipo la carica dei carabinieri a cavallo o i cavalieri dei tornei medioevali, roba da palio, un bipede scosso, senza sella ma pronto a seminare il panico nella mollezza generale. Si ricorda, ad esempio, l’arte di avere bloccato l’inglesino Saka che stava volando verso Donnarumma, una scena esemplare, il pisano che afferra la maglietta fina dell’attaccante che gli era scivolato via come un gatto e la folla di Wembley che resta basita, quello è roba da buttafuori in un pub o discoteca! E che cosa altro è una finale di pallone? Non è forse il momento del libera tutti, della qualunque in difesa e in attacco, la parata decisiva, il rigore sbagliato e Chiellini che da solo blocca l’avanzata inglese?

C’è stato altro, molto altro, atti di generosità tenuti sotto traccia e adesso il progetto di un viaggio di lavoro negli Stati Uniti per completare la conoscenza della lingua, per accumulare esperienze non di campo, per poi rientrare a casa e mettersi a disposizione del gruppo Elkann-Agnelli. Se poi, negli Usa, qualche yankee stravagante oserà tentare una sortita imprevista, basterà chiamare Giorgio da Pisa, quello pronto sull’uscio.

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