CHI NON STUDIA NON GIOCA NEL MANTOVA: E’ IL PRESIDENTE DELLA FOLLIA

«Si alzi in tutta onestà chi a scuola ha più di due materie da recuperare».

Così parlò Filippo Piccoli, da un anno e mezzo presidente del calcio Mantova 1911, attualmente in serie B, anticamera del calcio che conta. Che conta i soldoni degli ingaggi, per lo meno.

Tra i giovani e giovanissimi il calcio ha meno fascino di un tempo, ma giocare nelle giovanili di un club la cui prima squadra milita in un campionato professionistico è comunque un approdo non da poco e si sa, il mondo del calcio non brilla oggigiorno per solidi principi e propositi educativi. Vale sul campo come sugli spalti, vale per i giocatori, i dirigenti, i procuratori non parliamone, e vale per i tifosi, dalle curve ultras ai papà dei giovanissimi che si azzuffano per un arbitro, per una scelta tecnica, per uno sfottò.

Il calcio non brilla in generale, vorrei dire, ma poi arriva questo Filippo Piccoli, imprenditore veronese cinquantenne, che si mette in testa qualcosa, o almeno così pare. E se così è, siamo dalle parti della rivoluzione.

Siamo abituati alle belle formule di rito, di tutti quanti, quelle che ci dicono che i giovani e giovanissimi devono innanzitutto pensare a studiare, a crescere come persone e poi viene il calcio e se son rose fioriranno. Non sono mancati esempi di illuminati cercatori di talenti in passato, che davvero erano innanzitutto educatori, e basti il nome di Mino Favini dell’Atalanta come esempio per tutti, ma oggi in terza media i calciatori già intravedono l’ombra del procuratore. Chi te lo fa fare di metterti a palleggiare e fare dribbling tra le parole del vocabolario o tra le cifre e le formule del libro di matematica, quando già ti prospettano che la bella vita è fatta di belle macchine, conti in banca profumati e che in fondo l’istruzione e la cultura sono dotazioni superflue.

Lo si vede in TV e te lo insegnano subito, il calcio è un mondo a parte. Se arrivi in alto tutti a riverirti e a guardarti con ammirazione. Tutti al tuo servizio, sarai un divo con gli occhiali da sole anche quando piove e vuoi mettere con l’avere un senso critico, con l’avere un pensiero su quel che succede nel mondo?

Fatto sta che alla richiesta del presidente del Mantova, «si alzi in tutta onestà chi a scuola ha più di due materie da recuperare», si alzano in trenta, e allora lui prosegue: «e ora mi ascoltino i mister: se entro marzo questi ragazzi non avranno rimediato alle insufficienze scolastiche il prossimo anno non giocheranno più nel Mantova. Non parlo molto, ma quando dico una cosa la faccio. A marzo parlerò con i responsabili delle scuole per un riscontro. Questo perché il Mantova è una società composta da persone serie e preparate, e il compito di voi ragazzi, per ora, è quello di andare bene a scuola e crescere con la schiena dritta».

Si fa per dire naturalmente, non ci si può credere, perché un conto sono le belle parole di rito, altro sono le vie di fatto. I presidenti se ne fregano delle pagelle e dei ragazzini che un giorno saranno italiani adulti. Al massimo seguono le pagelle sui giornali sportivi e le plusvalenze in prospettiva.

Però un poco di credito lo concediamo al presidente illuminato. Se sarà coerente con costanza e determinazione, sarà uno di fronte al quale togliersi il cappello e francamente lo speriamo.

E se poi nel Mantova calcio 1911 arriva un piccolo Maradona che fa proprio una fatica boia a tirar su quelle due insufficienze? Pazienza, farà doppia fatica boia e alla fine le sistemerà quelle insufficienze. Nulla toglierà al suo talento, ma certo qualcosa avrà donato all’uomo che un giorno sarà.

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