CHI LO CAPISCE IL PENSIERO LATERALE DELLA NUOVA DITTA CONTE&ORSINI

Le smentite ci sono, ma sembra una sceneggiatura da Pulcinella alla riscossa. Giuseppe Conte dice di non aver mai parlato con Alessandro Orsini e di non aver mai pensato a una sua candidatura, quindi probabilmente si sono visti eccome e la candidatura è dietro l’angolo, come da manuale del politico volpone e del calciomercato pure.

Conte e la sua ala stellata sono appassionati di pensiero non allineato, storto insomma, e infatti il commento sul pensiero orsiniano non fa eccezione, pensiero definito “laterale”. Così, testuale, Conte su Orsini: “Mi piace Orsini, il suo pensiero è sempre laterale”.

A parte che definire laterale un pensiero onnipresente in TV è abbastanza intraprendente, in comune i fini pensatori hanno certamente l’impossibilità di farsi comprendere in modo chiaro e inequivocabile. L’impossibilità o l’incapacità, direbbe lo spettatore ingenuo e stanco marcio dopo una giornata di lavoro, l’incapacità di dirci cosa vogliono e cosa ritengono con la stessa chiarezza usata per comunicarci cosa non vogliono e cosa non ritengono.

L’esempio relativo all’invio e all’impiego delle armi in Ucraina è talmente fosco da risultare illuminante: non il dritto e filante sì alle armi o l’altrettanto dritto e filante no alle armi, bensì un meticcio e opaco solo armi difensive. La posizione dell’opportunista che via via sistema poi le dichiarazioni in funzione delle obiezioni e delle critiche, anche delle critiche più oggettive che semplicemente chiedono di comprendere.

E infatti, come al solito, si capisce ma non si capisce: <<Non è questione della tipologia dell’armamento, ma dell’indirizzo politico: se è quello di difendersi o di contrattaccare. Per intenderci siamo contrari ad armi sempre più letali e sempre più pesanti: carri armati non ne vogliamo inviare>>

Quindi non è la tipologia dell’armamento ma l’indirizzo politico, non è la tipologia dell’armamento ma il carro armato. Chiaro, chiarissimo.

Orsini, da parte sua, dice che è sfiancante dover continuamente spiegare, specificare, ritornare sul proprio pensiero perché travisato. E deve essere sfiancante davvero, ne sono sinceramente convinto. Quindi, mi chiedo, perché non provare a percorrere una delle due strade che metterebbero fine al suo logorio quotidiano: provare a spiegarsi meglio, meglio al punto da non poter esser mai malinteso, oppure tacere, fuggire dagli infidi riflettori e tornare a fare quello che ha sempre fatto. O non fatto.

Il riflettore è davvero infido, come ben sanno molti virologi, ti adesca, ti lusinga, ti imbelletta e poi farne a meno è un’impresa, maledetto cerone.

Poi devo ammettere che su una mezza cosa anch’io sono d’accordo con Orsini: un bambino può essere felice anche sotto una dittatura, ne sono convinto. È l’altra metà che non torna: il bambino diventerà uomo e quella dittatura vorrà combatterla.

Certi pensieri contiani e orsiniani sono pensieri da salotto, come lo sono certe marce per la pace, nonostante si svolgano in piazza: sono pensieri laterali in effetti, ininfluenti e narcisistici.

Nessuno sa cosa accadrà e nessuno sa come accadrà. Serve più diplomazia e serve una spinta prepotente in tal senso? Benissimo, ma a parte il fatto che serve disponibilità bilaterale in tal senso, serve anche un pensiero chiaro e comprensibile, a maggior ragione se stai al governo, ma ti è toccato in sorte anche di dover lottare. Com’è successo a Conte.

Altrimenti conviene ricordare che pensiero laterale fa rima e assonanza con pensiero marginale.

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